Courtney Barnett – Sometimes I sit and think, and sometimes I just sit

Troppo spesso (e negli ultimi anni in particolare), si da poco peso ai testi delle canzoni. Soprattutto per i non “madre-lingua” il primo (e ultimo?) impatto che si ha con le canzoni è quello della melodia e del suono, sulla cui unica base viene valutato il prodotto musicale (che già dire “prodotto musicale” è un po’ uno schifo).

Se è normale (ed anche giusto) che in una canzone la musica abbia effettivamente un grosso peso (non siamo ad un concorso di poesia), però altrettanto dovrebbe avere quello che un artista sta cercando di dirci. Perchè sennò c’è il rischio che “sole-cuore-amore” ci risulti ridicolo solo se cantato in italiano, o viceversa che ci si possa perdere dei testi molto interessanti solo perchè non attratti immediatamente dalle sonorità.

Poi per fortuna c’è Courtney Barnett. Che unisce tutto alla perfezione.

courtneybarnett_SometimesIsitDi questa ottima (vorrei esagerare con l’entusiamo ma non è il mio compito in questo blog) artista australiana vi avevamo già parlato un po’ di tempo fa, quando nel 2013 se ne uscì col suo splendido doppio EP: A Sea Of Split Peas, che univa due precedenti lavori, I’ve Got a Friend Called Emily Ferris (2012) e How to Carve a Carrot into a Rose (2013). Che già solo dai titoli uno dovrebbe innamorarsi.

Ed infatti è quello che è successo a me, visto anche il mio amore per un certo slacker rock anni ’90 è una certa “ironia intelligente” (qualunque cosa voglia dire). Courtney incarna tutto questo, ma nel 2015 (e anche un po’ prima). E lo fa alla perfezione.

E se le performance dal vivo (come quella a cui abbiamo potuto assistere al Field Day londinese dello scorso anno) mostrano la grande “attitude” per il palco sia di Courtney che della sua band, quello che pone la giovane australiana su piano superiore rispetto alla media dei musicisti contemporanei è la sua capacità di scrivere bellissimi testi.

Ironica, disincantata, attuale e a suo modo “colta” (senza nessun indugio nella pedanteria), Courtney è probabilmente (e qui mi sbilancio) la miglior “scrittrice” della scena contemporanea. Nel precedente lavoro spiccava, tra tutti, la splendida Avant Gardner. E la nostra non aveva ancora finito di stupire.

Arriva infatti proprio oggi il suo nuovo album (che in teoria è il debut) e già dal titolo si toccano nuove vette di ironia e profondità: Sometimes I sit and think, and sometimes I just sit. Il disco riprende il filo da dove ci eravamo fermati con A Sea Of Split Peas, le sonorità 90’s graffianti e svaccate, ma aggiunge qualcosa al percorso dell’artista.

C’è infatti, da un lato, un po’ più di “rock” in questo debut, come testimonia il primo singolo uscito dal nuovo lavoro, Pedestrian At Best. Da un altro lato esce anche una piacevolissima (e più inaspettata) vena “soft”, esemplificata dalla conclusiva Boxing Day Blues ma soprattutto dalla bellissima Depreston.

E poi ce la “solita” Courtney, come nella prima traccia, Elevator Operator o in un altro pezzo dal testo splendido: Nobody Really Cares if You Don’t Go to the Party.

Un debut atteso e bellissimo. Quindi ascoltate bene. Non solo la musica.

3 pensieri su “Courtney Barnett – Sometimes I sit and think, and sometimes I just sit

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