Sono giorni che scorrono troppo in fretta, tra mille impegni da assolvere e tutta una serie di imprevisti da dribblare.
Ritmo teso e brioso che stride in maniera netta con la lentezza associata alla stagione in corso. Eppure tocca resistere e approfittare dell’energia solare per riuscire ad arrivare in fondo e potersi finalmente abbandonare ad un po’ di sana, rinfrancante indolenza alternata a momenti di esplosiva e leggera vitalità.
Una miscela che ritrovo più che mai nella voce di Kevin Morby alle prese con le canzoni di City Music.
A poco più di un anno di distanza, il giovane musicista americano torna con un nuovo disco nel quale racconta le sue città, disegnando scorci e vedute che incorniciano e sono al tempo stesso parte attiva di storie vissute e diventate ricordo.
La musica che accoglie le sue parole continua ad essere quel folk intriso di rimandi al passato già noto a chi ha seguito fin qui Morby, ma qui trova sempre maggiori aperture verso incalzanti ritmi rock-blues che ulteriormente diradano le atmosfere più crepuscolari del suo cantautorato.
Impossibile non farsi catturare dalla roboante leggerezza di 1234 e Tin Can o dal crescendo ossessivo di Crybaby e City Music. Ma è tutt’altro che assente la dimensione più introspettiva che informa le dolenti trame della splendida Come to Me Now e diventa lieve malinconia in Dry Your Eyes e nei polverosi notturni Night Time e Downtown’s Light.
Pur non giungendo alle vette del precedente Singing Saw questo quarto lavoro conferma il grande talento musicale di Kevin Morby, sempre più artista da seguire con costante attenzione.
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