The Comet Is Coming @Monk – Roma, 10/05/2019

Foto di Davide Tozzo

Emanuele Chiti per TRISTE©

Il pericolo hype ingiustificato per un qualunque nuovo progetto che venga da Londra e che veda tra le sue caratteristiche rimandi al jazz e al funk più o meno di “settantiana” memoria, è dietro l’angolo.

Sui The Comet Is Coming, comunque, un primo indizio a favore si intuisce appena si vede chi ha pubblicato l’ultimo disco, Trust In The Lifeforce Of the Deep Mystery: la Impulse Records, che in ambito jazz (e non solo) non ha assolutamente bisogno di ulteriori presentazioni.

Ed in effetti il disco (che segue Channel The Spirits del 2016) uscito lo scorso marzo, rende onore allo storico marchio: psichedelia organica controbilanciata da brani dove il groove prende piede come un sussulto, guidati principalmente dal sassofono di Shabaka Hutchings, vero motore del trio, e da inserti elettronici, vero trait d’union con il “contemporaneo” (e da un meraviglioso featuring di Kate Tempest in Blood Of The Past).

Dal vivo la domanda era: manterranno le aspettative? Davanti al pubblico numeroso del Monk (ma probabilmente con qualche defezione a causa della concomitanza con il concerto dei Nu Guinea a Roma) Shabaka, Dan Leavers e Max Hallett partono con la spaziale Because The End Is Really The Beginning, l’opening dell’ultimo disco, per poi far partire il loro viaggio intergalattico, fatto di jazz cosmico incapsulato dentro ritmiche sincopate afrobeat, con la batteria di Max Hallett ancora più in primo piano rispetto alle registrazioni in studio.

Come su disco il bilanciamento tra i momenti più quieti e quelli più sfrenati è perfetto, con il filo rosso del sax di Shabaka (protagonista anche di un altro nome “caldo” del momento, i Sons Of Kemet) ad unire tutto, a dare il via alle melodie, sia che siano soffuse e di atmosfera, sia che trascinino tutto il Monk in una danza sfrenata ed infinita.

Aspettative ben riposte per uno dei live dell’anno, senza dubbio.

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