Elliott Smith – Either/Or

Francesco Amoroso per TRISTE©

È il senso di precarietà a pervadere ogni singola nota che esce fuori dai solchi degli album di Elliott Smith. Quel senso di precarietà con cui siamo costretti a fare i conti tutti i giorni della nostra esistenza.

Potrei fermarmi davvero qui. Perché dire qualsiasi altra cosa sulle canzoni di Elliott Smith e sui suoi album mi risulta, in qualche misura, difficile e doloroso. E inutile.

La sua voce indifesa e le sue fragili melodie, accompagnate alla difficoltà della sua vita e alla sua tragica, quasi inverosimile, fine, dicono già dell’artista americano più di quanto qualsiasi (sedicente) critico musicale potrebbe dire. Basta l’ascolto di pochi minuti di uno dei suoi brani per comprendere immediatamente che Elliott era, per dirla all’americana, The Real Thing.

ElliottSmith_EitherOr Continua a leggere

Galaxie 500 – On Fire

Francesco Amoroso per TRISTE©

Il 1989 è stato, per la mia “discoteca”, un anno di transizione. Da qualche tempo avevo un lettore cd e avevo cominciato ad acquistare quei costosi dischetti di plastica, resistenti, molto pratici e, all’epoca, così alla moda. Ma, appunto, visto il prezzo, la maggior parte dei miei acquisti musicali erano ancora gli (allora!) obsoleti vinili a 33 giri, con le loro copertine di cartone e i loro solchi delicati e altamente deperibili.

Così quando ho letto da qualche parte dell’uscita di un album degli sconosciuti americani Galaxie 500 dal titolo On Fire, seppur incuriosito dalle entusiastiche parole di qualche scribacchino anglosassone, non me la sono sentita di investire l’ingente somma richiesta per un cd e mi sono limitato ad acquistare un lp in vinile (non ricordo se all’epoca la parola vinile fosse così utilizzata: certamente non aveva il suono snob e hipster che ha adesso!).

La scelta si rivelò sbagliata. Quell’album divenne in brevissimo tempo un ascolto quasi quotidiano fino ad trasformarsi, a pochi mesi dal suo acquisto, in un pezzo di plastica gracchiante e pressoché inservibile.

Galaxy500_OnFire Continua a leggere

My Bloody Valentine – Isn’t Anything

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni anno, all’approssimarsi del Natale, mi sento quasi compulsivamente spinto a riascoltare l’album che più rappresenta per me quel periodo dell’anno. Non si tratta dei classici natalizi cantati da Frank Sinatra o da Mariah Carey, ma dell’esordio di quella che all’epoca era solo una piccola e misconosciuta band proveniente da Dublino: i My Bloody Valentine.

Il motivo è presto detto: nel tentativo (stranamente non vano) di conquistare una compagna di scuola, a Natale del 1988, decisi di confezionare una bella cassettina con tanti brani dedicati a lei. A parte cose orribili come LL Cool J o Bon Jovi (per andare incontro ai suoi gusti) punto forte della raccolta era Soft As Snow (But Warm Inside), brano d’apertura dell’album Isn’t Anything da poco pubblicato dagli irlandesi su etichetta Creation Records (e da me acquistato solo per tale motivo).

Con quel brano avrei voluto comunicarle che sapevo che, sotto l’apparente freddezza (la giovane era decisamente scorbutica), c’era un mondo di calore e dolcezza pronto a schiudersi per me. Peccato che il brano non dicesse proprio quello, ma il titolo era quanto di più vicino avessi potuto trovare al concetto che volevo esprimere.

mbv_1

Ecco spiegato il perché, da allora, Isn’t Anything è il mio disco di Natale (e mi scuso, con i lettori e con i gestori del blog che cortesemente mi ospita, per il solito lungo cappello introduttivo). Naturalmente Isn’t Anything non è un disco natalizio e neanche l’oscuro lavoro di una piccola e misconosciuta band di Dublino: è molto, molto di più.

Continua a leggere

Belle and Sebastian – If you’re feeling sinister

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni album che abbiamo amato, di solito, è legato a un momento specifico della nostra esistenza, ne costituisce la colonna sonora. Ed è sempre emozionate poter ricordare quando abbiamo stretto tra le nostre braccia il primo grande amore, con in sottofondo (se siamo stati estremamente fortunati) gli Smiths, oppure l’esame universitario passato alla grande dopo aver studiato due mesi in compagnia di Sea Change di Beck, o quella sera che, un po’ brilli per il terzo aperitivo, abbiamo discusso fino a notte fonda dell’album con la banana dei Velvet Underground (e Nico) con i nostri migliori amici. O quel che vi pare. Questo accade di solito.

Poi ci sono alcuni album che, sarà per caso o per il loro essere così vicini al nostro sentire, riescono ad accompagnarci per anni e anni e rimanere legati a innumerevoli ricordi. Quegli album che ogni tanto sembra ci tornino in mente all’improvviso ma che, in realtà, sono sempre lì, a occupare un piccolo, recondito, spazio nella nostra mente (e, naturalmente, nel nostro capiente cuore) senza andarsene mai.

If You’re Feeling Sinister, il secondo album dei Belle and Sebastian (quello rosso) è, per me, uno di questi album.

BelleandSebastian_IfYourefeelingsinister Continua a leggere

The Jesus And Mary Chain – Psychocandy

Francesco Amoroso per TRISTE©

Probabilmente di Psychocandy, primo album dei Jesus And Mary Chain, a quasi trent’anni dalla sua uscita, si è già detto tutto. E anche all’epoca, ascoltare l’esordio dei fratelli Reid non è che rendesse nessuno automaticamente un grande scopritore di talenti: oltremanica se ne parlava ovunque e anche da queste parti non era certo passato inosservato.

Quando si tratta di ricordare, però, le esperienze individuali sono quelle che contano. E, vi assicuro, il 1985 non è stato uguale in tutto il mondo. Allora, senza la rete, per ascoltare nuove band e nuovi suoni ci si doveva affidare alle riviste musicali e a qualche encomiabile programma radiofonico. E quello era solo l’inizio. Per riuscire finalmente a mettere le mani su un vinile (non ero hipster neanche allora ma gli altri supporti non esistevano, ad eccezione delle cassette, che facevano già schifo a quei tempi) a volte trascorrevano mesi, se non anni.

jesus_and_mary_chain_psychocandy Continua a leggere