
Capita, a volte, che una città ti possa assorbire i sentimenti; tutte le faccende veloci e i problemi delle persone che urlano in metro ti rimangono addosso e nemmeno ti accorgi di confonderti tra i palazzi di cemento.
L’Alcatraz, il 16 novembre, era addobbato come per una festa di compleanno, MY BIG DAY era la scritta che campeggiava sul palco, composta da palloncini dorati svolazzanti.
Gli inglesi Bombay Bicycle Club sono una delle band che i ragazzi della mia generazione ascoltavano al liceo e l’atmosfera che si respira rende proprio l’idea di un ballo di fine anno.
Jack Steadman entra in scena con uno spara-coriandoli, che ci cadono addosso tutti colorati, mentre la batteria, fortissima, rimbomba Just a Little More Time.
Sento le endorfine alzarsi.
I Wanna Be Your Pet è il secondo brano, tratto dall’ultimo album della band londinese, uscito lo scorso 20 ottobre, My Big Day, appunto: nel sesto lavoro troviamo collaborazioni con artisti come Damon Albarn e Chaka Khan e, in generale, soprattutto nel live, possiamo notare questo senso di gioia e di divertimento che traspare dalle sue sonorità.
È un susseguirsi di “ritorno alle origini”. Un continuo nostalgico occhiolino alle sonorità indie che spopolavano tra il 2011-2012. Insomma ti rimane il sorriso stampato in faccia per tutto il tempo.
Everything else has gone wrong e Eat, Sleep, Wake (nothing but you), arrivano a metà live circa: dopo tre anni di pausa la band si riforma e nel 2020, torna con l’album Everything Else Has Gone Wrong, che contiene questi due brano incredibili. Inutile dire che nonostante sia mancato il tour promozionale a tempo debito, l’energia che cercarono di trasmettere attraverso il disco è rimasta.
La seconda traccia, in particolare, racconta il pensiero costante e il desiderio di tutti i componenti della band di tornare assieme dopo il periodo di fermo.
Mi sono fatta prendere la mano e ho canticchiato forte, con tutti: il pubblico durante tutto il concerto canta ogni singolo pezzo, c’è grande emozione e il livello è altissimo.
I riff di chitarra distorti, il ritmo sempre incalzante della batteria, il giro di basso che spacca dritto alla pancia a contrasto con i cori e la voce principale sempre caldissima di Steadman, sono il biglietto da visita per almeno gli ultimi due album della band e nel live, questo mix si trasforma in braccia al cielo, balletti, urla e sorrisi giganteschi.

Flaws, tratta dal primo disco, è la prima volta che viene suonata live.
Ci ringraziano per il coinvolgimento, sono felici di essere lì e ci fanno notare quanto rispetto mostriamo loro ogni volta che l’atmosfera scende e tutto si fa sottile.
Ci viene detto che, in Inghilterra i pezzi acustici non possono più suonarli perché la gente urla di continuo, ma io sento trepidare in ognuno dei presenti in sala la gran voglia di godersi ogni singola nota, il piacere di un suono pulito così. E’ una sensazione rara, diciamo.
Tutto finisce con un solo bis, Always Like This.
Le luci si accendono, mi avvio verso casa.
Faccio una decina di minuti a piedi per arrivare al tram, mi accorgo di avere uno stupido sorriso stampato in faccia e nemmeno mi accorgo di essere sola in un quartiere lontano da casa, mentre aspetto un tram al freddo.
Nonostante Milano, soprattutto in momenti del genere, sia piattissima e crudele, ha saputo regalarmi questo. Ironico.
Alla fine è stata la mia grande giornata.
