Kara Jackson – Why Does The Earth Give Us People To Love?

Francesco Amoroso per TRISTE©

I’ll make a promise to you then
If we can ever sing again
You sing those high notes high, my friend
I’ll sing the low notes in the end
I’ll sing the low notes in the end

Non saprei se chiamarlo un vezzo, ma mi piace, quando comincio a raccontare un album, aprire con una piccola citazione. Spesso arriva da qualcosa che sto leggendo in quel momento o da un romanzo o una poesia che mi sono venuti in mente ascoltando l’album in questione. Qualche volta mi capita di forzare un po’ le cose, in altri casi il collegamento è palese. Stavolta, però, non sono dovuto andare troppo lontano. Perché l’autrice di Why Does The Earth Give Us People To Love? è, forse ancora prima che una musicista, una poetessa. E anche una poetessa il cui talento è ampiamente riconosciuto.

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Lucinda Chua – YIAN

Francesco Amoroso per TRISTE©

Di fronte alle uscite dell’etichetta londinese 4AD ho sempre avuto una sorta di riflesso pavloviano. E, nonostante dagli anni 80 a oggi le cose siano cambiate in maniera sostanziale (Il fondatore Ivo Watts-Russell ha dapprima, negli anni ’90, aperto un ufficio a Los Angeles e, nel 1999, ha venduto le proprie quote al Beggars Group), continuo a nutrire nei suoi confronti una sorta di venerazione preconcetta.
Negli ultimi anni, poi, dopo un periodo in cui alla 4AD si erano accasati artisti dalle sonorità molto di moda, ma che non rientravano troppo nei miei gusti (con qualche straordinaria eccezione: vedi la ristampa di For Emma, Forever Ago, di Bon Iver, i Camera Obscura o The National), l’etichetta, che oramai si avvicina a grandi passi al mezzo secolo di vita, ha ricominciato a occuparsi di artisti e sonorità entusiasmanti, a partire da nomi amatissimi da queste parti quali Aldous Harding e Big Thief, ma anche come Dry Cleaning e Daughter, tanto che 4AD è oramai (di nuovo) un marchio riconosciuto ovunque -e in qualsiasi scena musicale- come sinonimo di qualità e coraggio artistico.

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Cosmic Crooner – The Perks Of Being A Hypocrite

Francesco Giordani per TRISTE©

Conosciuto grazie ad un’inserzione su Instagram -ed è già la seconda volta, dopo i Ray, che la pubblicità insinua con successo musica a me gradita nell’agenda dei miei ascolti, ci sarebbe quasi da farci uno studio-, Cosmic Crooner è una delle più piacevoli scoperte dell’anno in corso che con gioia desidero condividere su TRISTE©.
Nel medaglione biografico che incornicia il suo profilo Spotity, l’olandese Cosmic Crooner si autodefinisce, traducendo con un po’ di fantasia, l’ultimo eloquente cascamorto d’Europa (“Europe’s newest silver-tongued lounge lizard”). Più precisamente, apprendo da Wikipedia che un lounge lizard altri non è che “a man who frequents social establishments with the intention of seducing a woman with his flattery and deceptive charm.(…) In Europe, he subsequently evolved into what is now known as the gigolo.”

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Heartworms – A Comforting Notion

Francesco Amoroso per TRISTE©

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.

(T.S. Elliot – The Waste Land)

Il mio professore d’inglese del liceo ere un tipo che adesso definirei eccentrico. All’epoca, probabilmente, avrei usato aggettivi diversi, suppongo meno lusinghieri, ma devo rendergli merito di avermi introdotto a uno dei poemi che più mi hanno affascinato e che hanno maggiormente forgiato il mio gusto e le mie preferenze estetiche e poetiche.
A distanza di oltre trentacinque anni, ancora ricordo a memoria i versi che aprono The Waste Land. Se dovessi esprimere a parole il perché il poema di Elliot mi è tornato ancora una volta in mente ascoltando l’EP d’esordio di una giovane musicista inglese, avrei qualche difficoltà, ma credo abbia a che fare con le immagini oscure e cariche di simbolismo evocate dai quattro brani che compongono A Comforting Notion, prima uscita ufficiale di Jojo Orme, in arte Heartworms.

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The WAEVE – The WAEVE

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni tanto, con amici e altri collaboratori di TRISTE©, amiamo perderci in oziose discussioni sul ruolo della critica musicale e sulla sua utilità in un’epoca di libera e totale accessibilità alla musica. E amiamo, ancor di più, fantasticare su quale potrebbe essere l’approccio più corretto alla materia musicale.
Qualche tempo fa, uno di noi ha tentato, per puro gusto dell’iperbole probabilmente, di sostenere che per riuscire davvero a parlare di un album senza condizionamenti e preconcetti non si dovrebbe conoscere nulla dei suoi autori e magari neanche il nome, i titoli delle canzoni e la copertina. Chiudere gli occhi e semplicemente ascoltare la musica, senza sapere da dove arriva, dove vuole andare e che cosa c’è dietro.
Eppure, se è vero che non tenendo conto di tutte le sovrastrutture che fanno da corollario inevitabile all’uscita di un album e la sua fruizione, dalle leggende, più o meno costruite ad arte, fino all’incasellamento in un genere o una scena, certamente il nostro orecchio sarebbe più libero e meno condizionato, è anche vero che sarebbe davvero un peccato perderci alcune storie bellissime che ne accompagnano spesso la genesi.

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