Antonio Raia – Asylum

Emanuele Chiti per TRISTE©

Ci sono cose che in giovane età guardi con paura, distacco e a volte noia.

Le stesse cose dopo tanti anni si trasformano in qualcosa di concreto, reale di cui non puoi più fare a meno. Bello Coltrane, sì ma vuoi mettere i R.E.M. Che casino che fa Coleman! Ma vuoi mettere i Notwist?

E cosa combina Albert Ayler? Cosa “significa”?

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The Good The Bad and The Queen – Merrie Land

merrie land

Francesco Giordani per TRISTE©

Gennaio, si sa, è quel momento dell’anno in cui l’ascoltatore compulsivo si vota al diligente recupero di quanto nell’anno precedente gli è per i casi della vita sfuggito ma che per fortuna resta annotato nella sua proverbiale agendina.

Chi vi scrive non fa eccezione e, tra i tantissimi (troppi!) dischi che in questi giorni ho recuperato, raccomando senz’altro Merrie Land dei The Good The Bad and The Queen.

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Distance, Light & Sky – Gold Coast

Peppe Trotta per TRISTE©

Squadra che vince non si cambia.

Quando un determinato assetto ti porta ad ottenere ottimi risultati è difficile staccarsene perché si presuppone che ad identica premessa possa corrispondere un ulteriore valido risultato. Ovviamente non sempre le cose vanno così e capita che meccanismi consolidati si inceppino e conducano verso approdi deludenti, a volte anche mestamente fallimentari.

Ciononostante l’assunto di partenza rimane valido e tentare è sempre una possibile via.

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Ex:Re

Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©

La fine dell’anno (quello solare), è un periodo strano.

È come se tutto venisse messo un po’ in sospeso, rimandato al nuovo inizio imminente. È ormai troppo tardi o, al limite, troppo presto.

Ed anche a livello commerciale è solo periodo di saldi per fare spazio alle “nuove collezioni”.

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Sam Reynolds – 4

Sam Reynolds

Francesco Amoroso per TRISTE©

Dicembre è, per chiunque si occupi di musica in maniera professionale o solo in qualità di amatore, il più temuto di tutti i mesi. Arrivano, di solito copiose, le richieste di compilare le classifiche di fine anno, l’elenco dei dischi che abbiamo preferito, di quelli che sono stati importanti e che verranno, nella nostra (di solito molto umile) opinione, ricordati negli anni.

Per quanto mi riguarda, da qualche anno trovo l’impegno oltremodo gravoso e sempre più inutile. La frammentazione delle scene musicali, l’infinita commistione dei generi e l’incredibile quantità di album che esce ogni anno, rendono il giochino sempre meno rappresentativo della realtà musicale odierna e sempre più fine a se stesso.

Così, tanto per fare un gesto di ribellione senile, voglio parlare di un album che non finirà in nessuna lista di fine anno e che è già stato dimenticato, probabilmente anche dal suo stesso schivo (a dir poco) autore.

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