
Francesco Amoroso per TRISTE©
Dicembre è, per chiunque si occupi di musica in maniera professionale o solo in qualità di amatore, il più temuto di tutti i mesi. Arrivano, di solito copiose, le richieste di compilare le classifiche di fine anno, l’elenco dei dischi che abbiamo preferito, di quelli che sono stati importanti e che verranno, nella nostra (di solito molto umile) opinione, ricordati negli anni.
Per quanto mi riguarda, da qualche anno trovo l’impegno oltremodo gravoso e sempre più inutile. La frammentazione delle scene musicali, l’infinita commistione dei generi e l’incredibile quantità di album che esce ogni anno, rendono il giochino sempre meno rappresentativo della realtà musicale odierna e sempre più fine a se stesso.
Così, tanto per fare un gesto di ribellione senile, voglio parlare di un album che non finirà in nessuna lista di fine anno e che è già stato dimenticato, probabilmente anche dal suo stesso schivo (a dir poco) autore.
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