D’angelo and The Vanguard – Black Messiah

Uno dei miei libri preferiti di sempre inizia in un modo unico, originalissimo, addirittura nelle note di stampa. L’autore è un geniaccio americano, uno di quelli dal talento smisurato. Uno di quelli che riesce sempre a non prendersi sul serio come solo gli americani sanno fare. Parte con una dichiarazione diretta verso i suoi lettori, dice: “in una scala da 0 a 10 dove 0 significa completamente omosessuale e 10 significa completamente eterosessuale, io mi posiziono al numero 7”.

L’autore è Dave Eggers, un uomo per cui ho una stima sconfinata. Un po’ come per il D’angelo di Voodoo, quello del video di How Does It Feel. Già, il video che guardavo la notte, su Brand:New, di nascosto, perché avevo paura che mia mamma potesse pensare che in quella scala da 1 a 10 mi potessi posizionare al numero 1, dato che per 4 minuti di video, si vedono gli addominali di D’angelo.

Ma in verità, la cosa che tuttora mi imbarazza, è la qualità di quel pezzo senza tempo, quella voce soul senza limiti, quella sensualità che solo un’artista meraviglioso riesce ad esprimere. Qualcosa che contestualizzata, raggiunge vette che solo Sam Cooke aveva raggiunto.

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TristeRoma – Top10 2014

Dopo i nostri amici e le loro top 5, dopo #TristeLondra e la sua top 10 (che  conferma, proprio dove immaginavo, differenze e punti di incontro nel nostro 2014 musicale), è arrivato anche il mio momento. E non sono pronto.

Non sono pronto perchè a differenza dello scorso anno non ho una classifica di cui sono convinto senza se e senza ma. Non sono pronto perchè ieri sera sono tornato alle 5 del mattino (che poi sono sette orette fa) da Firenze proprio assieme a #TristeLondra e ho ancora in testa (e in bocca) la gioia di aver mangiato il peposo (e sono rintronato perchè ieri sono stato più in viaggio che fisso in un posto).

Non sono pronto. Ma alla fine devo scegliere e questa decina di dischi riesco a tirarla fuori.

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Sam Reynolds – 3

Peppe Trotta per TRISTE©

“In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”. Sembrerebbe che questo futuro profetizzato da Warhol nel lontano ’68 sia arrivato. Ti guardi in giro e in ogni campo (soprattutto negli ambiti creativi) ti imbatti in persone che hanno vissuto il proprio quarto d’ora di gloria, momento di cui amano parlare e vantarsi, autoproclamandosi esponenti di spicco di qualcosa. Tutti a caccia di gloria.

Poi per fortuna esistono le eccezioni, le persone che amano l’ombra, ma che sanno creare emozioni.

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The Drink – Company

Fare uscire dischi a Dicembre è sempre un rischio. Quasi tutti gli “addetti ai lavori” (o chiunque senta di voler dire la sua anche senza buoni motivi. Tipo noi) hanno già stilato le loro varie top 5, 10, 50, 100 e in generale la maggior parte della gente è già proiettata verso la pausa delle vacanze natalizie, guardando o al passato o al futuro e facendo poco caso a quello che succede in questi giorni.

Ma alla faccia di tutte le precauzioni, i The Drink piazzano il loro debut proprio all’inizio dell’ultimo mese dell’anno. E il risultato è un disco veramente interessante. Cercate di non distrarvi allora.

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Buriers – Four Songs EP

E’ un periodo in cui corro troppo. Non letteralmente (magari, così perderei un po’ di peso…), ma mentalmente. Corro dietro mille idee e mille impegni. Corro dietro il lavoro, corro dietro le cose che dovrebbero essere un hobby. Faccio le cose male e mi godo poco o nulla.

A volte è meglio fermarsi un attimo. Fare un respiro profondo. E ripartire. Con le idee più chiare. La musica, come sempre, è compagna anche di questi momenti. Avevo bisogno di semplicità e profondità. Eccovi il nuovo EP dei Buriers: Four Songs che arrivano proprio al momento giusto.

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