
Francesco Amoroso per TRISTE©
“I could call out when the going gets tough
The things that we’ve learnt wasn’t enough
No language, just sound, that’s all we need know
To synchronize love to the beat of the show
And we could dance
Dance, dance, dance, dance, dance to the radio
Dance, dance, dance, dance, dance to the radio
Dance, dance, dance, dance, dance to the radio
Dance, dance, dance, dance, dance to the radio“
(Joy Division – Transmission)
Ci sentiamo davvero un po’ a casa, ormai, nel salotto virtuale di Matteo Maioli.
Sarà che da qualche tempo anche lui si sente a suo agio su TRISTE©, sarà che a Indi(e)pendenze si crea la stessa aria familiare che si respirava quando ci si incontrava nei negozi di dischi o negli studi delle radio libere, o, ancora, nei locali dove si svolgevano i concerti.
Che fossero luoghi piacevoli e confortevoli o (come spesso accadeva) fatiscenti, freddi e poco accoglienti, il solo fatto di essere insieme e condividere una stessa passione rendeva quei posti e quei momenti unici e indimenticabili. E, adesso che pressoché tutto è virtuale, anche molto rimpianti.
Per fortuna esistono ancora delle piccole sacche di resistenza.
Ed esistono programmi radiofonici come Indi(e)pendenze -in onda il sabato alle ore 12 in collaborazione tra Radio Casotto e NEU Radio– che ricreano, a modo loro, quelle atmosfere di cui tanto si sente la mancanza.
Questa volta, ospite del buon Matteo, ho avuto l’occasione di ritornare a parlare di musica dopo un periodo piuttosto travagliato e impegnativo, che mi ha tenuto lontano da queste pagine (ma, per fortuna, non da quelle di Rockerilla) per un tempo troppo lungo.
Ne ho approfittato per raccontare qualcosa delle mie ultime passioni musicali: ho parlato del duo Junkboy, composto dai fratelli Mick e Rich Hanscomb, che, a quattro anni dal loro ultimo lavoro, sono tornati con Littoral State, un album clamoroso (e, naturalmente, passato quasi inosservato); del brasiliano Adriano do Couto e del suo progetto indiepop Postal Blue, il cui ritorno, con un singolo che non è difficile definire irresistibile, è avvenuto proprio con un’anteprima mondiale su TRISTE© (e che grande onore è stato); degli gli scozzesi (abbiamo un debole per la Scozia, lo sapete) Dancer e del loro post-punk destrutturato e decisamente trascinante.
E, poi, del ritorno di Sufjan Stevens, il cui Javelin seppur senza il clamore che -meritatamente- aveva accompagnato il musicista americano in passato, è stato apprezzato da tutti (in primis gli amici di Kalporz che lo hanno votato come disco dell’anno e hanno scelto Will Anybody Ever Love Me? come canzone dell’anno) e, ancora, del secondo album del folksinger Sam Burton, Dear Departed, uscito questa estate ma ancora ben presente nelle orecchie di chiunque abbia avuto la fortuna di ascoltarlo.
Matteo, dal canto suo, ha scelto canzoni tratte da lavori di cui aveva avuto occasione di parlare su TRISTE©: Multitudes, il notevole ritorno di Feist, Wait Until The Flame Come Rushing In dei franco-americani Special Friend, Babydoll degli eclettici indierockers australiani Rat Columns e il nuovo album del produttore e musicista nordirlandese David Holmes, in compagnia della giovane Raven Violet.
La trasmissione, dopo tante chiacchiere per noi piacevolissime -e piacevoli, mi auguro, anche per chi l’ha ascoltata e l’ascolterà- si è chiusa con il nuovo lavoro degli italiani Leatherette (e con una piccola bacchettata a tutti coloro che continuano a disquisire di musica come se stessero parlando di tuffi o di “compiti in classe”, con tanto di voti).
E’ stato davvero bello tornare a casa, almeno per un’ora.
Questa la playlist della trasmissione:
Sam Burton – Long Way Around
Sufjan Stevens – Will Anybody Ever Love Me?
Feist – In Lightning
Junkboy – The Sea Captain
Special Friend – Maze
Postal Blue – Chance Occurrence
Rat Columns – Bees Make Honey
Dancer – Love
David Holmes with Raven Violet – Necessary Genius
Leatherette – Fadeaway
E, qui, il podcast: