Francesco Giordani per TRISTE©
Parlando del grande Charles Baudelaire, l’altrettanto grande Paul Valéry ebbe a osservare che “ogni classicismo presuppone un romanticismo anteriore”, perché “l’essenza del classicismo è di venir dopo”, e “l’ordine presuppone un certo disordine che esso ha il compito di ridurre” (traggo la citazione da questo splendido saggio).
Non so, né mi azzardo a sostenere che quella appena citata sia una Legge sempre valida nelle vicende spesso intricate della storia dell’arte ma certo essa mi aiuta a comprendere il senso di un’opera come This is really going to hurt, dei londinesi Flyte.
Il terzetto londinese, che mutua il nome da Sebastian Flyte, protagonista di Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh (e successive trasposizioni filmiche), con il suo secondo album conferma il proprio status di felice quanto isolata eccezione, per così dire “controriformistica”, nell’odierno panorama neo(post)punk anglo-irlandese.