Francesco Giordani per TRISTE©
1) Choir Boy – Gathering Swans
Lo dice anche Spotify. Si tratta del disco che ho ascoltato di più e che continuo tuttora ad ascoltare con immutata emozione. Un plauso alla bislacca band di Salt Lake City e all’egregio lavoro svolto dall’etichetta Dais Records, attenta a valorizzare ricerche in ambito “art pop” fuori dal risaputo e dal prevedibile (vedi più avanti anche i Private World). Un disco semplicemente immancabile per tutti gli amanti di un certo spleen ottantiano, (occhio in questo senso anche agli ottimi dischi di Molchat Doma, School Of Language, Better Person e Westerman), trafitto da canzoni clamorose. Due su tutte: Toxic Eye e Sweet Candy.
2) Fontaines DC – A Hero’s Death
Lo scorso anno finirono in terza posizione. Quest’anno gli consegno di diritto la seconda (per l’oro attendo il prossimo disco) vista e considerata la straordinaria crescita, artistica e umana, che questa band ha saputo dimostrare nel volgere di dodici mesi appena. A Hero’s Death è il disco rock del 2020, per quanto mi riguarda, la fotografia sonora più “a fuoco” e fedele dell’anno conclusosi, probabilmente più dei pur godibili lavori di Idles (che ho trovato a questo giro un po’ stanchini), Protomartyr, Sports Team e Porridge Radio.
3) The Strokes – The New Abnormal
Nessuno, nel 2020, era disposto a scommettere l’ombra di un dollaro sui quattro Newyorchesi. Contro ogni più generoso pronostico The New Abnormal è invece per me uno dei migliori dischi della truppa, che tante ore di felice compagnia ha saputo regalarmi durante i duri mesi di lockdown. Ma tutto il 2020 è stato costellato di ritorni imprevisti che personalmente ho assai apprezzato. Doves, Travis, Paul Banks (con i suoi Muzz), Morrissey, Paul Weller, finanche Paul McCartney (che peraltro ringrazio per essere intervenuto al fianco dei fan in merito al rimborso dei biglietti del suo tour annullato, caso più unico che raro), Bob Dylan e Bruce Springsteen hanno donato perle sparse di insperata bellezza.
4) Private World – Aleph
Sono particolarmente sensibile agli esordi e alla questione del ricambio generazionale fra gruppi pop/rock. In attesa che i Lathums (il nome inglese su cui punto tutto per il 2021, assieme agli Hotel Lux) ci regalino il loro disco di debutto, do pertanto la medaglia di legno a questo preziosissimo duo gallese che, aggiornando maniere e stilemi tanto care al sophisti-pop patrio, hanno finito col sintetizzare un sontuoso gioiello di puro ipnotismo sonoro.
5) Samuele Bersani – Cinema Samuele
Su Samuele Bersani mi è impossibile essere anche minimamente obiettivo, essendo il “mio” cantautore, quello con cui sono cresciuto (e invecchiato) negli ultimi 25 anni e passa. Questo splendido Cinema (nell’anno in cui i cinema sono stati spesso chiusi) è tra i suoi più ispirati dischi di sempre, non serve certo che lo dica io. Lo inserisco volentieri nella mia cinquina anche a marcare un anno in cui ho sentito più musica italiana del previsto (l’ottimo Lucio Corsi di Cosa Faremo da Grandi, i bei dischi de L’Albero e de Il Quadro di Troisi, l’esordio solista di Francesco Bianconi e quello di Tutti Fenomeni, che è forse la cosa più vicina alla trap che sia mai riuscito a sentire in vita mia).
Grazie e tanti auguri!!!
Grazie e te e buon nuovo anno (speriamo) ricco di musica.
Si si assolutamente! ‘Na voglia di andare a in concerto….