
Peppe Trotta per TRISTE©
Atmosfere rarefatte permeate da strisciante malinconia tra le quali a tratti rimangono impigliate scarne parole che raccontano i tumulti di un’anima fragile.
Si apre ad un universo sonoro più introverso e diretto la musica di Cassie Wieland – nota fin qui soprattutto in qualità di compositrice pura – inaugurando un nuovo progetto, che la vede schierata in primo piano anche se ancora coadiuvata da una folta schiera di collaboratori.
Birthday Party è un esordio parziale quindi, un primo tassello solista che prende le mosse dall’interesse per l’ambient e dalla pratica di riformulare tracce afferenti al mondo indie folk, rallentandone l’incedere fino a tramutarle in nenie narcolettiche.
È proprio questa l’impronta della scaletta dell’album, un susseguirsi di trame strumentali atmosferiche –condensati in brevi frammenti ad esclusione di One More – e brani costruiti su testi ridotti ad aforismi che esprimono una visione nostalgica del vivere.
In I Don’t Mind i versi in loop – filtrati fino a ricordare le armonizzazioni magiche di Hide And Seek di Imogen Heap – diventano un mantra che scivola su un downtempo dalle forti connotazioni dreamy, mentre quelli di January e soprattutto di Home si riversano in una materia sempre più simile ad una diluita struttura post-rock.
I paesaggi sonori rarefatti diventano poi pieni protagonisti quando la voce scompare, mettendo in luce quella scrittura musicale in bilico tra neoclassicismo ed elettronica fino ad ora riservata all’interpretazione di altri musicisti.
In fondo trova posto la rimodulazione di The World At Large dei Modest Mouse, a chiusura di un cerchio breve ma intenso, interessante premessa di un percorso artistico che ci auguriamo sia solo al principio e riesca a dare ampia dimostrazione di un potenziale già intuibile.
Pingback: Le firme di TRISTE©: Francesco Amoroso racconta il (suo) 2023 | Indie Sunset in Rome