The WAEVE – The WAEVE

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni tanto, con amici e altri collaboratori di TRISTE©, amiamo perderci in oziose discussioni sul ruolo della critica musicale e sulla sua utilità in un’epoca di libera e totale accessibilità alla musica. E amiamo, ancor di più, fantasticare su quale potrebbe essere l’approccio più corretto alla materia musicale.
Qualche tempo fa, uno di noi ha tentato, per puro gusto dell’iperbole probabilmente, di sostenere che per riuscire davvero a parlare di un album senza condizionamenti e preconcetti non si dovrebbe conoscere nulla dei suoi autori e magari neanche il nome, i titoli delle canzoni e la copertina. Chiudere gli occhi e semplicemente ascoltare la musica, senza sapere da dove arriva, dove vuole andare e che cosa c’è dietro.
Eppure, se è vero che non tenendo conto di tutte le sovrastrutture che fanno da corollario inevitabile all’uscita di un album e la sua fruizione, dalle leggende, più o meno costruite ad arte, fino all’incasellamento in un genere o una scena, certamente il nostro orecchio sarebbe più libero e meno condizionato, è anche vero che sarebbe davvero un peccato perderci alcune storie bellissime che ne accompagnano spesso la genesi.

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Sergio Díaz De Rojas – Muerte En Una Tarde De Verano

Peppe Trotta per TRISTE©

Affrontare il pensiero della morte è sicuramente un atto difficile da compiere, trovare una chiave di lettura per ciò a cui ci si vorrebbe sottrarre pur conoscendone l’ineluttabilità è profondamente complesso. Forse proprio per questo, chi ne è capace, ricorre all’arte per farlo, provando a dare forma ai sentimenti attraverso un mezzo d’espressione congeniale. L’universo musicale è pieno di tali esempi, ciascuno mosso da un proprio moto interiore e realizzato in modo del tutto peculiare, anche se scaturente dalla medesima riflessione.

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Scree – Jasmine On A Night In July

Francesco Amoroso per TRISTE©

This jasmine in the July night is a song
for two strangers who meet on a street leading nowhere
.”
(M. Darwish – Night That Overflows My Body)

«Non ho parole» ho scritto. «Ma credo che ne troverò.»”
(P. Nori)

La continua ricerca di album, libri, film, opere d’arte che possano emozionare e coinvolgere è una attività nella quale spesso metti anima e corpo, fatica e impegno, pur senza sapere se sarai premiato. Capita però, a volte, che siano alcuni dischi a trovare te, senza che tu avessi il minimo sentore di starli cercando. Li trovi semplicemente lì, nelle tue orecchie, e fai anche un po’ di fatica a ricordare come mai ci sono finiti. Eppure ci sono e non fanno altro che imporsi alla tua attenzione quietamente, con discrezione.
Personalmente passo un sacco di tempo (forse troppo) a cercare nuova musica e nuovi artisti che mi emozionino e finisco spesso per trovarne, ma quando capita che sia un artista o un album a trovare me, la soddisfazione è ancora maggiore.

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The Lathums – From Nothing To A Little Bit More

Francesco Giordani per TRISTE©

Dovrei parlarvi del nuovo album dei Lathums ma prima vorrei soffermarmi un attimo su La La Land. No, non mi riferisco alla deliziosa pellicola di Damien Chazelle, che periodicamente rivedo in segreto (ma con immutata commozione), bensì al nuovo -venticinquesimo? dubito che in molti possano dirlo con certezza- album dei Guided by Voices.
Un lavoro ispirato, incredibilmente caldo, irresistibilmente vibrante, generoso di riff e melodie che si accendono nel fuoco stesso della loro combustione. Il garage come dovrebbe sempre suonare, l’indie come dovrebbe sempre incantare, il rock come abbiamo imparato ad amarlo, questo è La La Land: scassato, delirante, poverissimo, quasi straccione, eppure a suo modo nobile, eroico, incurante di tutto.

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Julian Never – Pious Fiction

Francesco Amoroso per TRISTE©

Se vi dicessi che in un solo album potreste ascoltare i Magnetic Fields, i Pains Of Being Pure At Heart, i Wild Nothing, i Cure, e un po’ di Echo & The Bunnymen, probabilmente pensereste che si tratti di una strana raccolta che unisce sonorità simili ma provenienti da epoche e luoghi lontani o che magari si tratti di una colonna sonora di qualche bel film indipendente, di quelli che vengono presentati al Sundance e, dopo qualche tempo, finiscono anche per diventare di culto.
E invece no! Non si tratta di alcuna raccolta o colonna sonora, ma di Pious Fiction,ll’album d’esordio di Julian Never, alias di Julian Elorduy, residente a Sacramento, CA ed ex batterista del gruppo MAYYORS.

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