
Carlotta Corsi per TRISTE©
Le parole che servirebbero per descrivere il sentimento generale che informa di sé questo album sono già state scelte e spese in maniera esaustiva dallo stesso artista.
La penna di Tamino riconferma, infatti, ancora una volta la propria straordinaria capacità compositiva, arricchendo, con Every Dawn’s A Mountain, la sfaccettata personalità dell’autore attraverso una nuova chiave di lettura.
Anche la sua opera prima, Amir (2018), fu in grado di rapire, esattamente nello stesso modo, ricollegandosi in maniera forte alle sue radici egiziane.
Tamino ha sempre reso onore a ciò che sente autentico e vero, basandosi sulla sua formazione musicale, imperniata sui dischi della madre e sull’ampia influenza artistica del nonno, attore e musicista molto famoso in Egitto. E anche la confezione che accompagna ogni sua opera, riesce ad essere affascinante, a partire dalle scelte estetiche, che mai deludono o stonano con l’atmosfera o il tema dei brani.
Tutto ciò è ancora più valido per questo nuovo album che è, indubbiamente, il suo miglior prodotto finora.
Il disco si apre con My Heroine, nella quale la voce ariosa e baritonale di Tamino e il liuto sono gli unici ingredienti ad accompagnarci lungo gli oltre tre minuti del brano. Quel che l’ascolto di queste prime note riesce a convogliare è il castello di dolore e di pace che ogni volta il musicista costruisce per noi. Non sai collocarti bene in nessuno dei due, rimani nel mezzo.
Anche Babylon, uno dei singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album, è in grado di evocare le stesse immagini e sensazioni. Mentre la narrazione di dipana, gli strumenti a corda si fondono con gli archi e, senza che nemmeno te ne renda conto, hai davanti a te questa coltre di sabbia che ti avvolge e ti sembra di respirare il deserto.
Every Dawn’s a Mountain, terza traccia e title track dell’album, è uno dei brani più riusciti tra quelli stati scritti dal cantautore e, personalmente, credo sia già uno di quelli che potrei ascoltare ore e ore senza mai stancarmene. Il songwriting di Tamino qui trova la propria apoteosi: è in grado di aprirti il petto a metà e portare il tuo cuore a battere a ritmo con la metrica del brano.
Tamino qui riconosce la malinconia, quella che devasta perennemente i figli di famiglie lontane, dei paesi dai colori e dai sapori che sono casa e tragedia ed è fondamentalmente il brano di chi, lontano dal cuore e dagli occhi, diventa adulto riconoscendosi finalmente per quello che è.
Ogni alba è una montagna.
Sanpaku è il termine giapponese per indicare una forma specifica di occhi grandi, dal taglio che tende verso il basso, facendolo sembrare “triste” (Tamino ha esattamente questa specifica forma d’occhio ed è una caratteristica che condivido anche io) è, non a caso, il titolo del quarto brano dell’album, che torna, ruggente, con quello che sembra un liuto a confermare queste sinfonie arabeggianti e continua il racconto legato a una “lei” tra paesaggi caldi e freddi allo stesso tempo.
Se Raven ed Elegy si riallacciano idealmente ad Amir e riconfermano nuovamente il legame dell’artista belga non solo con le sue origini ma anche con le sue influenze passate, Sanctuary, altro brano scelto come singolo, sorprende per la riuscita collaborazione con Mitski. È il brano più folk di tutta l’opera: le due voci assieme trasmettono sensazioni incredibili.
L’album si chiude con Amsterdam, brano che torna a ricordare i primi momenti della carriera dell’artista, quando a 17 anni si trasferì nella città olandese per studiare canto al Royal Amsterdam Conservatory.
Inutile menzionare le ormai note e straordinarie capacità vocali di Tamino e trovo anche eccessivo -nonostante la chiara influenza- il continuo paragone tra lui e Jeff Buckley. Soprattutto con questo nuovo album, infatti, Tamino dimostra di avere un proprio distinto suono, uno stile suo e suo soltanto.
Con Every Dawn’s A Mountain l’artista di origini egiziane ci ha fatto conoscere una nuova versione di sé, anche senza dimenticare affatto il proprio sangue, il suo primo album e quei sentimenti che era stato in grado di smuovere sin da subito.
È dolore e pace, è casa e anche posti inesplorati ma, sopra ogni cosa, Tamino è indiscutibilmente se stesso. Every Dawn’s A Mountain è un lavoro che parla da sé ed è così raro e bello, a volte, trovarsi uguali al diverso e davvero capire.