Shame – Food for Worms

Francesco Giordani per TRISTE©

Di recente mi è capitato di leggere una lunga quanto interessante intervista a Robert Fripp. Di essa mi ha colpito in particolate un folgorante quanto apparentemente fugace passaggio, nel quale il decano inglese del prog, parlando del suo periodo new wave legato all’album Exposure (1979) e alle coeve collaborazioni con David Bowie, Peter Gabriel e Daryl Hall, marcava con diabolica precisione la differenza fra band post-punk inglesi e omologhe americane dell’epoca. Se in queste ultime furoreggiava un nichilismo idealizzato e bohèmien da scuola d’arte, nelle prime, a detta di Fripp, era l’urgenza della realtà politica a pressare l’estetica della canzone e a plasmarla in forme nuove: “La mia esperienza, nel muovermi da una situazione all’altra, mi porta a dire che da un lato c’era principalmente un movimento artistico, un modo di affrontare le cose, di vivere, di lavorare, e dall’altro lato soprattutto una forte componente di protesta nei confronti delle condizioni politiche ed economiche dell’Inghilterra di allora” (da Rumore n.371, dicembre 2022)

Continua a leggere

MF Tomlinson – We Are Still Wild Horses

Francesco Amoroso per TRISTE©

Qualche giorno fa, parlando tra il serio e il faceto, mio figlio -quasi undicenne- mi ha confessato che, tutto sommato, preferirebbe non crescere. Troppi problemi, troppe situazioni complesse da affrontare, troppi impegni noiosi, secondo lui.
Ho provato a fargli capire che crescere, invece, lo aiuterà ad apprezzare la vita, che con l’età arriveranno anche tante soddisfazioni, che con la maturità i momenti di gioia saranno vissuti con maggiore consapevolezza e trasporto e che, da adulto, riuscirà ad assaporare e fare tesoro di quegli attimi di felicità che adesso, invece, trascura e dà per scontati.
Non credo di essere stato tanto persuasivo.
Probabilmente perché neanche io ci credevo molto (eppure stavo parlando con mio figlio, una delle pochissime ragioni per cui riesco ancora non dico ad apprezzare, ma almeno a tollerare l’età adulta).

Continua a leggere

Cicada – Seeking The Sources Of Streams

Peppe Trotta per TRISTE©

Alla luce di una contemporaneità fatta soprattutto di problematiche sociali e ambientali, guerre e pandemie non sorprende ritrovarsi di fronte a tante produzioni crepuscolari, spesso decisamente inclini a plasmare atmosfere distopiche. Il nero profondo, le ombre nette, il rumore e la dissonanza sono elementi a dir poco dominanti, ma fortunatamente a ogni regola corrisponde almeno un’eccezione. 

Nel caso della musica d’ambiente – particolarmente intrisa di toni plumbei – una realtà spiccatamente di segno opposto è rappresentata dall’attività di Flau, label con sede a Tokyo promotrice di itinerari sonori variegati accomunati da un’estetica onirica, orientata a costruire universi melodici confortevolmente luminosi. In tale contesto si inserisce la ricerca dei Cicada, ensemble di Taiwan formatosi nel 2009 e intento dal 2013 alla creazione di vere e proprie rappresentazioni aurali del paesaggio dell’isola.

Continua a leggere

Hotel Lux – Hands Across The Creek

Francesco Giordani per TRISTE©

Parlando di Gaz Coombes mi ero un po’ (un po’ tanto…) fatto prendere la mano da fanciullesche nostalgie anni Novanta.
A distanza di qualche settimana, mentre curvo sulla tastiera m’ingegno a mettere in fila le parole della recensione triste di Hands across the creek, ovvero il brillante esordio dei sud londinesi (d’adozione) Hotel Lux, il pensiero corre verso altri anni; gli immediatamente successivi, eppure così diversi, anni Duemila.

Continua a leggere

Anna B Savage – in|Flux

Francesco Amoroso per TRISTE©

At lunchtime I bought a huge orange—
The size of it made us all laugh.
I peeled it and shared it with Robert and Dave—
They got quarters and I had a half.
And that orange, it made me so happy,
As ordinary things often do
Just lately. The shopping. A walk in the park.
This is peace and contentment. It’s new.
The rest of the day was quite easy.
I did all the jobs on my list
And enjoyed them and had some time over.
I love you. I’m glad I exist.

(Wendy Cope – The Orange)

Fino a qualche giorno fa non avevo mai sentito parlare di Wendy Cope. Poi una breve citazione in un brano del secondo album di Anna B Savage, che condivide il nome proprio con la poesia in esergo, mi è bastato per aprirmi un mondo.
La poesia è spesso percepita come una forma letteraria ostica e antiquata, fatta di parole difficili, metafore oscure e argomenti dolorosi e pesanti. Wendy Cope, invece, dimostra con le sue liriche dell’ordinario, con le sue frasi dirette e i suoi sentimenti semplici che, come tutte le forme d’arte, anche la poesia può essere fruibile e universale.
Non credo che la citazione di Wendy Cope da parte di Savage sia casuale perché ciò che la poetessa del Kent è riuscita a fare con la poesia, la londinese trapiantata a Dublino, Anna B Savage, riesce a fare con la musica.

Continua a leggere