Non sempre le parole sono il mezzo migliore per esprimere ciò che si sente, a volte si avverte la necessità di trovare forme di espressione differenti, capaci di veicolare in modo più aderente ed efficace l’universo emozionale in cui siamo immersi.
Le immagini che scaturiscono da una tale pulsione diventano così al tempo stesso proiezioni della propria personalità e tracciato di ricerca che evidenzia la tensione interiore.
Succede così che anche artisti dal lessico consolidato e dal percorso creativo ricco e sfaccettato si ritrovino a sperimentare nuove strade, esattamente come accade a Richard Adams con l’esordio del suo nuovo progetto Western Edges.
Tralasciando voce e chitarra che hanno nel corso della sua lunga carriera definito il suono di diverse entità musicali tra cui gli imprescindibili Hood, The Declining Winter e Memory Drawings, Adams disegna un caleidoscopico viaggio sonico che punta a restituire le sue sensazioni connesse ai diversi paesaggi inglesi in cui abitualmente si muove.
Modulazioni sintetiche sinuosamente mutevoli configurano evocative istantanee ambientali che passano dalle oniriche fluttuazioni di Suddenly: A Dream alle pulsanti trame di Solid Gold Soul e Very Good On The Rushes, dalle profonde vibrazioni di You’re Going To Miss My Love all’ipnotica persistenza della conclusiva Absence generando una deriva sensoriale affascinante che si nutre di soluzioni e sfumature divergenti.
Uno sguardo nuovo su un paesaggio familiare.