Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Nel bellissimo Il gesto e la parola, Leroi-Gouhran descrive le scoperte tecnologiche dai primi ominidi sino ad homo sapiens come continue “liberazioni” che hanno dato la possibilità ddi esternalizzare e semplificare alcune pratiche, guadagnando così tempo e risorse mentali per dedicarsi a sempre più complesse e sofisticate forme di ragionamento.
Ad un certo punto della nostra storia più recente le scoperte tecnologiche, sebbene non nella loro intierezza, sembrano aver virato dall’essere soluzione a problemi per diventare generatrici di bisogni e pericoli.
Per la prima volta, l’uomo sembra essere succube delle sue stesse creazioni invece che far leva su di esse per rendersi più libero.
Non so se Peter Katz avesse in mente queste cose quando insieme a Thom Lombardi e Jeremy Kinney ha scritto e registrato il terzo album targato Peaer, ma A Healthy World è un continuo rimando a tutto ciò che, quotidianamente, ci rende difficile la vita.
E la risposta sembra sempre essere legata a qualcosa creato o causato dall’uomo: dalle pressioni sociali alle attese in coda, dal marketing agli effetti dal cambiamento climatico. “In another universe, we have a healthy earth” canta Katz in Multiverse. Ma quell’universo non è il nostro.
Navigando su atmosfere slowcore che alternano momenti post-punk (Don’t, Like You) ad altri più riflessivi (I.K.W.Y.T.) i Peaer ci raccontano il quotidiano lottare col mondo che ci circonda e con gli altri, per concludere con una rassegnata resa ad ogni buon proposito (Have Fun!).
Un disco che merita di essere ascoltato e “letto”, perchè a volte non fa male mettere in dubbio quel progresso che troppo sbrigativamente assumiamo essere sempre un processo che tende verso il meglio.