Carlotta Corsi per TRISTE©
Se pensiamo ad una cosa qualsiasi, ci rendiamo conto che essa è esattamente quel che è per conseguenza di alcune condizioni iniziali che ne hanno caratterizzato non solo la creazione ma anche le variazioni, come un effetto farfalla.
Pensando in grande, l’universo e la sua nascita ci aiutano: giganteschi petardi molecolari che si susseguono e creano corpi celesti e forze gravitazionali immense. Oppure, in un frangente quotidiano e ben più ristretto, possiamo prendere a esempio la pizza napoletana, piatto dalla storia entropica.
Concettualmente, ogni cosa ha in sé la potenza di generare e, alla fine, è proprio così: ogni nostro piccolo passo, gesto, è solo in funzione del bigger plan. Sconfitte, gioie, fasi, accompagnano e segnano i punti salienti di questa strada, che possiamo contenere in un piccolo riassunto, come quello scritto da Brittney Parks aka Sudan Archives in Athena, uscito il primo giorno del mese più introspettivo dell’anno.
Ho conosciuto l’artista un po’ di tempo fa con Come Meh Way tratto dall’omonimo EP uscito nel 2017, e ne sono rimasta colpita: sentivo il potenziale, ma ancora non vedevo il succo concentrato della cosa. A dieci mesi dal primo lavoro viene pubblicato Sink e l’evoluzione della cifra stilistica si inspessisce assai.
L’ultimo lavoro è sicuramente quanto più si avvicina alla chiusura di un percorso di vita che, a parer mio, la Parks vuole lasciarsi alle spalle, senza tuttavia rinnegarlo.
Nasce in Ohio, Cincinnati, e trova rifugio dalla totale assenza creativa della città nel suo violino, nel coro della chiesa e in altri mille interessi che la porteranno, poi, a squagliarsela a L.A., dove comincerà a studiare e a produrre la propria musica: il suo sound si regge su questo strumento a corde, marcatissimo spesso su suoni R&B, a tratti molto pop e folk, e a ritmi tribali africani, accentuati dall’uso elettronico di bassi e pad suggestivi.
Athena dunque è il ritrovamento di una bellezza sepolta sotto macerie di insicurezze e disagi adolescenziali che hanno portato la Parks, oggi, a essere Sudan Archives, un’artista carismatica e in eterno movimento, proprio come i pianeti e la nostra pasta della pizza mentre si riposa e gonfia un poco.
Ritrovo a tratti, una sorella FKA Twigs per la scelta di alcuni suoni e sample e un’oliata generale dell’ultima Solange: tre magnifiche figure femminili, forti e orgogliosamente black che incarnano perfettamente l’idea greca di sapienza, forza e creatività.
Sudan Archives ancora una volta mi colpisce, segna un punto, mi prepara a quel che potrebbe venire in futuro, e mi insegna a guardare alle brutte esperienze come concime per un terreno fertile.
Chissà quante altre pizze mangeremo prima di reincarnarci in una “cosa” nuova, di base. Domani potremmo essere una splendida Dea. Anche perché reincarnarmi un pianeta, enorme, rotondo, che ci mette trecentosessantacinque giorni per fare un giro di campo, sinceramente, non mi sfagiola troppo come idea.
Quindi magari facciamo un giorno pizza e l’altro insalata, và.