Giulia Belluso per TRISTE©
Do ut des.
Tre semplici parole che celano il significato della vita.
Dare affinché si possa ricevere. Sembra essere una solida base per ogni tipo di interazione umana. E se questo rapporto di reciprocità venisse a mancare?
La sovversione di tale principio muterebbe l’armonia in qualcosa di letale? Di tossico?
Su questo indaga la misteriosa artista inglese Alexandra Savior. che, attraverso melodie incantatrici e “stregate”, vi condurrà in un viaggio immaginario, psichedelico e lussureggiante.
“The Archer “è il titolo del suo secondo accattivante lavoro, (pubblicato dalla 30th Century Records) che descrive, senza risparmiare alcun dettaglio, le emozioni che si provano in una relazione nociva e manipolatoria.
Come nelle montagne russe, tra alti e bassi, tra melodie cupe e chitarre soft, ogni traccia rappresenta un diverso stato emotivo, una situazione psicologicamente instabile.
Il lavoro di Alexandra, che si muove tra pop psichedelico e ballate dal gusto polveroso, risulta un’esperienza uditiva voluttuosa dal forte appeal cinematografico, caratterizzato da suggestioni noir/vintage e da voci fluide e seducenti.
Tra colpi di scena, twang retrò e tracce inquietanti (“The Phantom” e “Bad Disease”), ogni canzone potrebbe essere considerata un momento clou, in un album pieno di momenti avvincenti e ossessionanti.
Dieci tracce che descrivono un partner parassita e che, intrise di crepacuore, danno vita a un disco ambiguo ma confortevole.
Dopotutto amantes amentes (gli amanti son pazzi). Almeno così si diceva…