Mute Forest – Riderstorm

cover

Peppe Trotta per TRISTE©

Sospesi in questa bolla in cui tutto appare cristallizzato a tempo indefinito, immaginare un percorso di rinascita, una famigerata ripartenza, diventa atto istintivo. Si cerca di infrangere questa algida stasi proiettandosi con la mente verso il superamento della contingente difficoltà e nel mentre ci si costringe a non rimanere immobili.

È una sorta di spirito di sopravvivenza dell’anima a fungere da traino, lo stesso che è riuscito a portare fuori da un lungo, sterile periodo segnato dal dolore Kael Smith, che a ben cinque anni di distanza dal suo esordio solista torna a pubblicare sotto lo pseudonimo Mute Forest. Il punto d’arresto della sua produzione è stato determinato dalla morte del padre e da quel momento in poi tutto sembrava essersi spento in Smith, fino alla lenta ripresa  che lo ha visto tornare alla musica improvvisando brani seguendo semplici fraseggi circolari di chitarra.

Da questi scarni nuclei, con la preziosa collaborazione di Mike Bridavsky che ne ha curato la produzione, nascono le dieci tracce di Riderstorm, delicato e rarefatto percorso in musica che riflette il travaglio interiore vissuto dal musicista. Sempre in bilico tra atmosferiche derive strumentali (“Morning Guitar”,  “Return”, “Blue Chamber”) e vere e proprie canzoni (“The Wave”, Crater Laugh”, “Atoms Falling”), l’universo sonoro dell’artista americano si fa qui ancor più malinconico e rarefatto dando origine ad un lento e quieto susseguirsi di intime confessioni e placide visioni in cui riverberano le emozioni da cui tutto nasce.

Un ritorno che ha il sapore della catarsi, che affida alla musica la voglia di ritrovarsi con rinnovata consapevolezza.

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