Marco Fauciello (Bucolica) per TRISTE©
Dimmi cosa fare. Quante volte ce lo diciamo, lo pensiamo, lo chiediamo in questo periodo?
Jordan Klassen ne ha fatto il titolo di un disco. Un bel disco.
Artista di base a Vancouver (Canada) ha quasi dieci anni di esperienza musicale, esperienza che si mostra in ogni angolo dell’album.
Con una voce molto delicata, quasi sussurrata (vengono in mente quasi subito Sufjan Stevens e William Fizsimmons), Jordan Klassen mette in campo un mix di strumenti convenzionali e non, acustici ed elettronici.
Le tracce hanno melodie coerenti ed emettono suoni che saltano dentro e fuori, occasionalmente gonfiandosi come un’onda di alta marea per creare un flusso di emozioni in movimento.
Il tema generale dell’album è un disperato bisogno di autenticità, di entrare in connessione con l’ascoltatore e con il mondo, in un momento di grande ansia.
Ogni traccia cattura per la propria identità, passando dal pop promettente all’alternativa eterea, all’elettronica oscura.
Difficile scegliere canzoni da citare, si va da Ministry of doubt con la sua chitarra dolcemente pizzicata, che aggiunge strumenti mano a mano, diventando melodia senza tempo, a Virtous circle, canzone che trabocca di dolore con il suo duetto di piano e batteria.
Sebbene la maggior parte dell’album sia lenta e contemplativa, ci sono alcune tracce più allegre, come I Want To Move Into Your House, la più vivace dell’album, oppure Identivacation, brillante grazie all’utilizzo di synth.
Insomma, il talento di Klassen per le melodie che nascono (solo all’apparenza) senza sforzo è palese in tutta la durata del disco.
Disco della maturità, sentiamo di poterlo dire: Klassen appare sicuro di quello che vuole dire e di quello che vuole fare.
Anche se continua a chiedere al mondo Tell me what to do.