Amaarae – The Angel You Don’t Know

Carlotta Corsi per TRISTE©

È difficile in questo momento, credo, per qualsiasi ragazza o donna affacciarsi al mondo con la propria più pura e fragile essenza.
E anche se “questo momento” dura da troppo tempo ormai, sento che siamo ad un punto di snodo importante.
Per quanto ci sia un’estrema maggioranza di spinte femministe in ognuna di noi, mi sembra di trovare poca coesione e tanto pregiudizio l’una verso l’altra.

Non nego, io stessa ho ancora dei grossi scivoloni d’ipocrisia e di tanto in tanto mi ritrovo ad essere parte integrate di questo brutto sistema di oggettificazione dei corpi e questo mi fa così arrabbiare, soprattutto perché so come ci si sente quando quel corpo è il tuo.
Sin da piccole, siamo state abituate a giudicarci e chiamarci con nomignoli, finendo per cadere facilmente nel luogo comune, continuando a farlo anche da adulte.

Io sono ripartita dalla musica cercando di ritrovare il giusto spirito d’inclusione e d’appartenenza, come donna con altre donne, ispirandomi nuovamente attraverso artiste della mia generazione con Amaarae e il suo The Angel You Don’t Know.
Nata il 4 Luglio 1994 a New York, l’artista vive tra Atlanta e il Ghana, di cui i suoi genitori sono originari, e all’interno di questo lavoro, possiamo sentirlo: afrobeat e R&B mixati alla perfezioni all’interno di un mondo che grazie anche alla sua magnifica copertina ti fa sentire alticcio e ti trasporta in una dimensione magica, super sensuale e nel quale hai solo voglia di sorridere e ballare a tempo.

Ogni brano è legato al successivo senza mai risultare prevedibile e le componenti acustiche e vocali, in questo caso, aiutano parecchio.
La sensazione è proprio quella di camminare sulla strada principale di Accra, di notte, con le persone che ti passano vicino mentre parlano, ridono e ballano.
Un’evocazione potente e rincuorante considerando le restrizioni degli ultimi mesi.

Jumping Ship è il singolo di punta, ed è un piccolo gioco di potere dove la cantante riporta qualche frase di oggettificazione tipica dei brani trap/R&B di oggi, capovolgendone il (s)oggetto in quello maschile.
Le lyrics non sono facili e sono una mescolanza d’inglese e dialetto Ghaniano e Nigeriano e il messaggio al loro interno è pungente, tanto quanto è soave il suo falsetto.

Insomma questo disco è entusiasmante sotto molteplici aspetti e, chiaramente non posso non sottolineare come, ancora una volta, una giovane donna abbia ostentato profonda intelligenza artistica e culturale, anche solo accennando a rivendicare una società più equa in un luogo ancora così patriarcale, all’interno di un mondo vasto ma molto rappresentativo come quello musicale, consegnandoci un album che, francamente rende più facile pensare di essere femmina e, a dirla tutta, spacca…

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