Peppe Trotta per TRISTE©
Uno sguardo sul passato, un pensiero che corre al tempo trascorso, non è mai necessariamente un atto semplicemente nostalgico, soprattutto se si riesce a viverlo come un momento di connessione col presente indirizzato ad un futuro prossimo. Se così vissuto diventa un frangente propositivo, una spinta a progredire e a migliorarsi, di trovarsi consapevoli di sé e di ciò che si vuole essere.
Di una tale fertile prospettiva si nutre “Gold Record”, nuovo lavoro di un ritrovato Bill Callahan che giunge quasi inaspettato a poco più di un anno dall’ambizioso e introspettivo “Shepherd in a Sheepskin Vest” che ne segnava il ritorno all’attività dopo un lunghissimo iato.
Presentati in anteprima con rigorosa cadenza settimanale, le dieci tracce raccolte nel disco segnano al tempo stesso un percorso di continuità e un cambio di rotta nella recente produzione del musicista americano.
Tutt’altro che dissimili sono le tematiche affrontate, ancora incentrate sui temi del vivere, sulle dinamiche dei rapporti di coppia (“Breakfast”), sulle disillusioni e sull’incertezza (“35”), ma differente è il punto di vista, qui non più qui strettamente autobiografico.
Allo stesso modo le canzoni continuano ad avere nella voce calda e profonda del suo autore e nel suono asciutto della chitarra il loro fulcro, ma le ombre si fanno ancor meno nette ed esplicito diventa il richiamo alla tradizione cantautorale da cui le melodie traggono ispirazione.
Nell’iniziale “Pigeon” troviamo così citati Johnny Cash e Leonard Cohen, mentre quasi in chiusura si incastra lo sghembo omaggio a Ry Cooder e tra questi estremi si insinua anche la rivisitazione di quella “Let’s Move To The Country” pubblicata nel settimo album a firma Smog.
Immediato e stringato, “Gold Record” è un disco che scorre rapido tra racconti schietti e coinvolgenti (tra cui spicca l’incantevole “The Mackenzies”), riflessioni sociali in chiave blues (“Protest Song”) e meditazioni sul fare artistico (“As I Wander”), piccole gemme capaci di far brillare ancora una volta il cristallino talento di un artista unico.
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