Francesco Blasilli per TRISTE©
Questo disco è struggente, perché in questo disco c’è tutto quello che non possiamo avere adesso.
Le praterie dove allungare il nostro sguardo fino all’orizzonte. La libertà di correre a perdifiato. L’aria talmente pura da diventare rarefatta.
“Horse” è un disco folk che evoca talmente bene il suo titolo che dopo due canzoni ti immagini a cavallo, anche se a cavallo non ci sei mai stato.
E, udite udite, sono talmente distratto che non mi era accorto che il disco si intitolasse proprio “Horse”.
Con “Midnight Cowboy” ci troviamo a ballare stretti stretti con il nostro grande amore al chiaro di luna, aspettando che da un momento all’altro spunti Kurt Vile con la chitarra in mano a suonare un pezzo solo per noi.
Poi sulle note di “Matador” iniziamo a rotolarci sull’erba umida schivando, senza troppa convinzione, le balle di fieno.
E lentamente, “Come On, Slowly”, ci avviciniamo alla riva del fiume dove ci accovacciamo ad aspettare il tramonto.
Ah, sono talmente distratto in questa sera solitaria che non vi ho nemmeno detto di chi è questo disco che suona molto texano. Gli autori sono gli “Holy Motors” che non sono propriamente texani, bensì estoni. Si, dell’Estonia.
Chi l’avrebbe mai detto che avrei ascoltato un disco di un gruppo estone sognando di cavalcare (io che ho una fifa tremenda dei cavalli) lungo un’immensa prateria americana?
Anzi no, lungo una prateria estone.
Perché basta esserci andati una volta in Estonia (ed ebbene si, ci sono stato) per rendersi conto che questo disco suona tremendamente “estone”.
Una terra dove è la natura a farla da padrona e dove non poteva nascere musica più adatta di quella degli Holy Motors.