Alfa Mist – Brings Back

Carlotta Corsi per TRISTE©

È un tempo nevrotico quello in cui viviamo:
Se potesse essere personificato, somiglierebbe a quel personaggio che si trova dentro la metro dopo le mezzanotte, con tic molto sospetti e vestiti e unghie troppo sporche per una vita serena e regolare.

Eppure, c’è un che di poetico in questo nostro tempo.. Alcuni hanno persino provato a richiamare l’attenzione sul concetto d’importanza storica, ma l’essere umano è una specie in evoluzione che si nutre del presente per poter guardare al futuro, quindi quando questo viene meno tendenzialmente ci ritroviamo tutti dentro ad uno stagno.

Chissà come mai, quando ascolto musica jazz ho sempre pensieri tanto difficili da tradurre in parole e questo ristagno generale non mi aiuta di certo, ma Alfa Mist mi ha risvegliata da un lungo dormiveglia con il suo Bring Backs.
A due anni da Structuralism, l’artista londinese torna con il suo terzo album in studio: la mescolanza dei suoni e i testi (soprattutto quelli recitati da Hilary Thomas) hanno acceso in me sensazioni che ormai sembrano appartenere ad una vita fa.

Ho pensato ai viaggi a Londra, alle notti fuori quando scendevo verso Milano sud la domenica per ascoltarmi l’unplugged in solitudine in mezzo al resto delle persone nel locale, ai ritorni a casa con i sorrisi di chi sembra non vederti da anni e alle città enormi piene di vite e di vita.

Come giustamente ho sentito dire spesso, Alfa Mist è uno dei pochi artisti in grado di definirsi pianista, jazzista e rapper nella stessa frase.
Qui riesce ad unire tutto questo nel modo più fluido e delicato possibile.
Mind the Gap (ft Lex Amor) è senza dubbio il brano che al primo ascolto mi ha colpito più degli altri: è come se fosse riuscito in poche semplici mosse ad esemplificare lo spezzone di una vita londinese del quale senti estrema nostalgia, soprattutto se hai potuto vivere in parte la città.
Durante tutto l’album si alternano una fusione di jazz, ritmiche neo-soul e hip-hop (Mist infatti rappa in più di un brano) alla splendida voce della Thomas.
Nulla è fuori posto.
People (con Kaya Thomas-Dyke) e Organic Rust sono altri due brani di estremo piglio. Ho sempre definito il suono di Alfa Mist come il suono del nuovo jazz, il jazz contemporaneo, del jazz che tutti vorremmo somigliasse sempre di più al nostro tempo senza perdere quelle magnifiche e al contempo ristrettissime regole che lo caratterizzano.

Teki è il primo brano di Bring Backs, e riesce a parlarci solo attraverso le chitarre e le trombe fino alla fine del brano quando interviene Hilary Thomas:

“Change is inevitable
The isms and schisms, questionable
The future is out there, a matter of time”

Che questo tempo in stato confusionale possa trovare molto presto la tranquillità attraverso nuovi metodi, nuove menti e la vera creatività, fin troppo soffocata dai lavori a maglia davanti al televisore.

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