Peppe Trotta per TRISTE©
Sottrarre per mettere in risalto, distillare per rivelare pienamente la natura delle cose è un’operazione solo apparentemente semplice.
In realtà si tratta di un percorso complesso che presuppone la capacità di saper individuare ciò che è essenziale e di riuscire a renderlo accessibile.
Potrebbe essere questo l’intento perseguito da Carlos Morales nella realizzazione del suo secondo atto firmato The Phonometrician.
El Mar Convertido En Oceano giunge a due anni da un esordio brillante pervaso da profonda liricità e, pur mantenendo intatta tale peculiarità, restringe in parte i confini dell’universo sonoro del musicista messicano.
Se in quel primo tracciato il suo picking avvolgente/coinvolgente trovava amplificazione attraverso l’interpolazione di modulazioni ambientali evidenti, qui tutto ruota quasi esclusivamente sulle costruzioni armoniche della chitarra.
Incentrato sulla reiterazione di brevi fraseggi, lo sviluppo dei brani costruisce una trama circolare solo a brevi tratti accompagnata da diafane modulazioni atmosferiche (El Mar de la Memoria Silenciada, Campos de Trigo), rimanendo invece spesso relegata a torrente acustico scarno dall’incedere ostinato.
Anche in questa formulazione rimane evidente la propensione a costruire itinerari che si prestano ad essere commento sonoro di immagini in movimento, attitudine derivante dall’esperienza di Morales quale compositore di colonne sonore.
Il risultato è un disco breve pervaso da luce calda e placidamente contemplativo che lascia ben sperare in attesa di una nuova prova sulla lunga distanza.
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