
Tiziano Casola per Triste©
Mi chiedo: è possibile stabilire, così su due piedi, le linee guida dei propri gusti musicali? Nel mio caso, credo sia facile, almeno in fatto di musica concepita per essere registrata. A me, essenzialmente, piacciono le melodie fatte e finite, o perlomeno molto marcate. Oltre ciò, credo di preferire molto spesso autori che siano a loro volta degli appassionati di musica pop (non è scontato!), ma questo è un altro discorso.
A me piacciono le melodie definite e chiare, ma da anni ne sento la mancanza. Ancora orfano di una adolescenza coccolata dal tardo brit pop e da una gioventù universitaria negli anni di grazia di tante band tanto amate, da tempo ho dichiarato per me finito il mondo dei gruppi-con-chitarre. E una volta constatato di vivere nel primo lasso di tempo, in oltre mezzo secolo, privo di band britanniche valide, ho ripiegato praticamente su tutto, dal neofolk più nero e cinico, al ripasso dei classici del dad-rock più tamarro. In quest’ultimo caso, anche per colpa di una nuova birreria per tribute band aperta sotto casa (e se pur esistono i doppi vetri, purtroppo questi rendono anche più insopportabile il caldo delle sere di agosto).
Di ciò incolpo spesso la tecnologia, che da qualche tempo ha deciso di dare un po’ a tutti la possibilità di registrare e arrangiare canzoni, comodamente da un mac. A volte senza prima necessariamente scriverle, o peggio ancora senza la reale necessità di avere una band concreta con la quale provarle.
Ma ecco che arriva a salvarmi il nuovo ep di Laura Jane Grace. E non solo per quel briciolo di nostalgia che mi scatena per qualche vecchio pezzo degli Against Me (certo non il gruppo della vita, ma tra i più sinceri punk springsteeniani d’America), ma per qualcosina in più.
Questo qualcosina sta nel fatto che At War With The Silverfish mi cattura l’attenzione allo stesso modo in cui mi succedeva da ragazzino con le registrazioni delle band di amici o conoscenti. Rispetto ai dischi “quelli veri”, c’era sempre qualcosa di più interessante nello scoprire la musica di chi già si conosceva. Accorgersi di una melodia particolarmente azzeccata, gasarsi per qualche intuizione geniale, valeva allora molto di più.
In questo caso, quel tipo di intuizione la trovo negli arrangiamenti di Electro-Static Sweep e Long Dark Night, che mi colpiscono, anzi mi fanno proprio felice. Quel tipo di cose che se le suonassi con una band so che mi divertirei. Non a caso, questa piccola manciata di canzoni è pubblicata da Polyvinyl Records, label solitamente più avvezza a certe sciccherie garage (e se dico “sciccherie” intendo la compilation I need you bad, ormai di diversi anni fa, che tra le tante conteneva questa.
Insomma, scopro At War With The Silverfish e mi ci sento a casa. D’altronde che cosa dovrebbe essere certo punk rock, se non l’impressione di ascoltare le canzoni di un amico?