Peppe Trotta per Triste©
Quattro dischi – a cui se ne aggiungono due come parte dei Junip -in diciotto anni, oltre sei dall’uscita precedente. José González non si può certamente definire un autore prolifico, ma come spesso accade in questi casi la musica che propone non è mai superflua.
E malgrado stilisticamente “Local Valley” si ponga in continuità con i suoi predecessori non proponendo particolari rivoluzioni, in realtà siamo di fronte ad un lavoro che offre interessanti spiragli di novità.
Innanzitutto il ricorso allo spagnolo affiancato all’inglese e allo svedese, scelta che imprime maggiore evidenza alle origini latine (i genitori sono arrivati in Scandinavia dall’Argentina nel ’76) spesso presenti come sfumatura diluita tra gli arpeggi di chitarra in bilico tra nordica attitudine pop e umbratile folk britannico.
A questo si aggiunge un senso di maggiore luminosità del suono, parzialmente ibridato da marcate trame ritmiche, echi ambientali e flebili innesti sintetici, che accompagnano testi in cui narrazione intima e riflessioni sul mondo contemporaneo si alternano in modo fluido e coerente.
Incastrate tra la malinconia gentile di El Invento e l’asciutta dichiarazione d’amore di Honey, Honey trovano posto gli intrecci melodici di calda vocalità e picking compassato (Visions, la rilettura di Line Of Fire) – marchio di fabbrica del cantautorato di González – a tratti permeati da un maggiore debito drakeiano (The Void, Horizons).
A queste si sommano tracce intrise di sentori blues di stampo sahariano (Head On, Valle Local) ed evidenti influenze ritmiche sudamericane (Lilla G, Swing).
Da questa costante intersezione di istanze e umori scaturisce un viaggio in musica intrigante, capace di far convivere atmosfere e sonorità sfaccettate.
Un itinerario autunnale in cui luci soffuse e ombre morbide si accostano e sovrappongono con delicata leggerezza.
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