Carlotta Corsi per TRISTE©
Da qualche mese ho gli occhiali e li odio.
Mi sento come in una crisi puberale, mi infastidiscono, non sopporto la pressione sulle tempie e il riflesso delle luci sugli occhi è controproducente.
Spesso mi innervosisco così tanto: perché vedo il mondo tutto distorto d’improvviso?
Vorrei solo vedere bene come prima.
È un bel capriccio con il quale passare un po’ di tempo, un ottimo alibi se penso poi che se anche tornassi domani a vedere come prima, tutto sarebbe diverso e io vedrei esattamente come guardo oggi le cose.
Provare il distanziamento fisico è abissalmente differente dal provare quello emotivo, soprattutto se quella emotivamente distante sei proprio tu.
Friends That Break Your Heart, il nuovo album di James Blake, parla di questo, o, almeno, è quello che ho voluto credere io.
Le sue sonorità sono più intime che mai e nonostante la frammentazione dei suoni non sia la chiave di questo album, Friends è, senza dubbio, un lavoro ben riuscito.
Blake non è in grado solo di produrre ottime basi e i cosiddetti show-stoppers sounds, direi che piuttosto ha finalmente messo a lavorare quella sua splendida mano su liriche di maggior consistenza e suoni più morbidi, meno tecnici, meno wow, anche se chi ha seguito bene James in questi anni sicuramente apprezzerà e si sentirà legato in maniera viscerale pure a questo quinto lavoro.
Nel singolo Say What You Will, che ha annunciato a tutti il nuovo album – uscito, dopo qualche rinvio dovuto all’ormai insostenibile problema della stampa dei vinili, il 13 ottobre 2021- James canta queste parole: “..I can find my way with no superpowers/ I can take my place without becoming sour/ I might not make all those psychopaths proud/ At least I can see the facеs of the smaller crowds”
La sua abilità di descrivere situazioni emotive così profonde con questa semplicità è solo la prova che, sia come musicista che come essere umano, Blake non ha mai smesso di cercare la propria verità in virtù della sua arte.
In una recente intervista ha dichiarato di sentirsi dalla parte degli introversi e che da sempre, la scelta della musica (come modalità di espressione) è una necessità in quanto, altrimenti, non sarebbe propriamente in grado di esprimere anche un semplice disagio (“And they tell you, just you wait/ It kills you when only love can break you/ More, the more you care/ And all and all in love is fair/ But it’s not fair” canta nella title track.
Lost Angel Nights è forse melodicamente il brano più rappresentativo di un’opera piena di ballate: è malinconico senza nauseare, mai – sempre che Blake possa mai fare questo tipo di effetto su un essere vivente.
Funeral e If I’m Insecure sono due tracce incredibili. La seconda, in particolare, che può sicuramente riallacciarsi alle sonorità ascoltate negli album precedenti, potrebbe essere, per i più “nostalgici”, a good deal.
Organi, synth decisamente più lisci e archi accompagnano questa sensazionale produzione su una strada differente, più matura e più intima, nonostante rimanga decisamente alla portata dell’ascolto di tutti.
Ancora una volta mi sono fatta travolgere da James Blake e dalla sua musica e come sempre, pare che Blake sia arrivato nella mia vita con una puntualità disarmante.
Non è facile vedere le cose di prima con una prospettiva nuova e spesso fa paura, ma è altrettanto vero che la maggior parte delle volte è inevitabile.
Gli occhiali mi stanno facendo passare i mal di testa, mi è tornata la voglia di leggere e osservare le cose da vicino.
Ho dovuto far spazio nel mio piccolo spazio, dove non tutti e tutto può più entrare a briglia sciolta.
Alla fine, questa nuova super vista non è così male.
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