Carlotta Corsi per TRISTE©
Quest’anno è stato decisamente silenzioso per me. Ho l’abitudine di rifugiarmi nelle parole e sopra ogni cosa, nella musica, gli ultimi dodici mesi però, ho abbassato drasticamente il volume di tutto e non so quanto bene mi abbia fatto alla fine.
Avrei voluto fare una lista meritocratica e in grado di risuonare con quelle che si vedranno nei prossimi giorni sui vari magazine, ma la verità è che sarebbe falsa, per quanto probabilmente più interessante per voi. Farò una lista onesta, ovvero dei pochi –ahimè- ascolti di quest’anno, tirando fuori i migliori per me e menzionando, poi, per giustizia, gli artisti che quest’anno hanno fatto la differenza, non solo per me.
Arlo Parks – Collapsed in Sunbeams

Uscito nel primissimo 2021 mi catturò e me ne innamorai. La scrittura della Parks è positiva e terribilmente di spessore per la sua età. Nei mesi a venire il disco fu un palo a cui spesso aggrapparmi e un metro con la quale misurarmi di continuo.
Jazmine Sullivan – Heaux Tale

Un album potente, femminile e vocalmente di un altro livello. È un album intimo che parla di un argomento che in certe culture –come quella italiana- sarebbe estremamente difficile affrontare: il modo in cui una donna decide di guadagnarsi da vivere, attraverso il racconto delle proprie insicurezze, traumi e passioni.
Serpentwithfeet – Deacon

Ho recensito questo album con grande trasporto qualche mese fa e, sono ancora convinta della delicatezza che Josiah Wise a.k.a Serpentwithfeet ha portato su questo lavoro e in generale al pubblico tramite le sue emozioni e la sua musica. Un album che in certi punti sembra senza tempo, da risultare quindi quasi semplice nella sua complessa vulnerabilità.
James Blake – Friends That Break Your Heart

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere di questo incredibile artista. Si lo so, per me è un punto fermo ed è difficile non vedermi gravitare attorno alla sua orbita, ma in generale questo suo ultimo lavoro è stato significativo, proprio perché si legava come un filo rosso alla mia storia. Delle tematiche che non avrei mai pensato di dover esplorare –certo, sto crescendo e questo significa anche implicazioni di varia natura- quest’anno mi hanno scossa e James, sembrava fosse li con me a condividere il tutto. Un lavoro intimo, meno “prodotto” in confronto al suo canone, ma caspita, la tocca sempre piano.
Clairo – Sling

E’ una Claire Cottrill differente quella che troviamo in questo album rispetto a “immunity” del 2019 -nonostante per me fosse già un ottimo prodotto- indubbiamente, abbiamo un differente approccio musicale, probabilmente dovuta all’incredibile crescita non solo dell’artista ma della ragazza stessa. Clairo è una di quelle artiste generazionali che fanno bene a chiunque a qualunque età.
Wolf Alice –Blue Weekend

Un album maturo, atterrato sul mio cuore. Posso dire di essere molto legata a loro; ho avuto modo di vedere un loro concerto e da sempre, ho rispecchiato molto alcuni episodi a brani anche precedenti questo album; Questa volta i miei fratelloni hanno salito parecchi gradini, spero di vederli sempre più in alto.
Beach House – Once Twice Melody (part 1+2)

The War on Drugs – I don’t live here anymore

Sono altri due album che meritano assolutamente una menzione.
Nonostante io non abbia avuto l’opportunità di approfondirne l’ascolto, ne ho percepito subito il calore, soprattutto con “Once Twice Melody” che è come un lungo abbraccio dopo una corsa sotto la pioggia d’inverno.
Yebba – Dawn

Aspettavo da tutta la vita un suo intero lavoro ed è arrivato, esplosivo di cazzotti in faccia e nella pancia. Non ho voluto/potuto menzionarlo tra quelli sopra perché credo di non avergli donato l’ascolto che meritasse davvero, ma ciò non significa che non possa portarmelo con me da ora in poi. Spero solo di tornare presto al rumore confusionario che ha sempre caratterizzato le mie giornate, basta silenzi.