Carlotta Corsi per TRISTE©
C’è chi dice che le quattro stagioni non esistano più: ormai, dicono, che ci siamo giocate quelle di mezzo.
Io nell’anno appena passato, però, le ho sentite tutte.
Ho sentito i cambiamenti attraversarmi le ossa, come il sole quando si fa più caldo mano a mano che dalla primavera passa all’estate, per poi ritirarmi dentro me stessa via via che le giornate si facevano più corte e più fredde.
Ho preso in pieno tutte le stagioni e le ho interiorizzate una per una, perché sto diventando grande e ora riesco a coglierne tutte le sfumature. Solitamente le giornate fredde mi portano ad aggrapparmi alla musica come un gatto ad un termosifone, eppure, negli ultimi due mesi ho fatto tanta fatica a trovare qualcosa che riuscisse a scaldarmi.
Casualmente, un giorno, mi è balzato all’occhio un nome che avevo già adocchiato nel 2017, nelle note di copertina dell’album Damn di Kendrick Lamar, all’interno di LOVE, e ho voluto approfondire la conoscenza di questo Zacari.
Ecco, viene fuori che Zacari – classe ‘96 – ha appena pubblicato SOL, un EP di quattro brani e allora mi dico che forse adesso posso farmi una cioccolata calda.
Innanzitutto nei quattro brani dell’EP troviamo una buona produzione, niente di troppo artefatto o di particolarmente complesso, ma troviamo stile, del resto il ragazzo è sotto contratto con l’etichetta di Anthony Tiffith, la TDE (Top Dwag Ent.) assieme ad artisti del calibro di SZA e Isaiah Rashad, per non dimenticare Kendrick, ovviamente.
Solàna è il brano per me più rappresentativo: dura poco più di un minuto, ma risuona nelle mie orecchie ben più a lungo. Di certo, però, del breve EP il brano centrale è Butteeflight, vibe super 2000, come tutto il lavoro d’altronde.
In generale credo che questo sia un ottimo banco di prova per Zacari, un primo passo, incerto forse, verso qualcosa di più grande, ma i dettagli lasciano davvero ben sperare.
D’altronde, sono le sfumature che mi hanno condotta da lui e mi hanno lasciato una sensazione dolce e avvolgente.
E spero sempre di aver trovato qualcosa di prezioso da custodire dentro di me.
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di guardare Get Back, il documentario sull’ultima esibizione live dei Beatles nel 1969, e mi è sembrato così assurdo che ci fossero tante persone che ascoltavano infastidite quella musica provenire dal tetto e non si rendevano conto del genio e del talento.
Io, invece, voglio tenere per me tutto il genio, tutto il talento, tutto ciò che di prezioso mi possono offrire la vita e la musica, ogni sfumatura, ogni stagione.
Non sia mai possano portarmi ad una grande e felice scoperta.