Open To The Sea – Ten Rooms Under The Sea

Il fiume sotterraneo è divenuto mare e l’acqua con il suo essere coltre ottundente è ancora linea guida delle escursioni ipnagogiche plasmate dal marchio Open To The Sea. Stabilizzatosi in trio con l’innesto definitivo di Saverio Rosi – già presente in Tales From An Underground River – il progetto creato da Matteo Uggeri ed Enrico Coniglio torna ad offrirci un viaggio affascinante tra paesaggi sonori sempre più eterogenei, tessiture libere in cui melodia e interferenza si fondono e confondono in perfetto equilibrio.

Le dieci stanze che danno forma a The Rooms Under The Sea sono altrettanti ambienti risonanti più che mai scissi da stringenti connotati di genere, affreschi malinconici di elettroacustica da camera intersecata a modulazioni sintetiche e delicati fraseggi strumentali.
Nell’universo plasmato da Coniglio e Rosi attraverso un fitto scambio di materia, magma successivamente manipolato e ricombinato nella sua veste definitiva da Uggeri, si incastrano senza alcuna forzatura raffinatezze armoniche affini al territorio eclettico di Sylvian e suggestioni post-classiche accostabili alle visioni immaginifiche di Christine Ott.

Il risultato è un flusso cangiante che al suo interno propone cambi di rotta incisivi eppure mai stridenti, inversioni  nette presenti anche nei singoli capitoli.
Dilatazioni ambient finemente cesellate si riversano in interplay jazzy guidati dal pianoforte e arricchiti dalla voce di Dominic Appleton (That Room for the Second Death in the Family) o scanditi dai pattern ritmici di Mattia Costa (The Room of the Hungry Blind Sheeps), ma trovano sbocco anche in derive percussive dal sapore etnico (The Room where Easter Idols Play).
In queste derive ibride c’è spazio per suggestioni modern-classical impreziosite dal violoncello di Andrea Serrapiglio – ospite fisso fin dal disco d’esordio – e dalla tromba di Alessandro Sesana, per strutture atmosferiche che sconfinano in sequenze post-rock in cui aleggia lo spirito di Mark Hollis e dei suoi ultimi Talk Talk (The Room of the Hungry Blind Sheeps, The Room of the Lost Keys).

È una distesa fuori dal tempo – impressione incrementata dall’inclusione delle parole di Re Giorgio VI in The Room where the Kings Heavy Burden Is Stored – capace di rapire per la sua vividezza sensoriale, un oceano nostalgico nel quale trovare ristoro abbandonandosi al delicato abbraccio del suono.

2 pensieri su “Open To The Sea – Ten Rooms Under The Sea

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