Francesco Amoroso per TRISTE©
Mi capita spesso di pensare che alcune splendide espressioni del nostro parlare comune stanno andando via via scomparendo, o, almeno, perdendo, nella memoria collettiva, il loro vero significato.
Quanti “millennials” tra qualche anno useranno più l’espressione “Madeleine di Proust”, e, soprattutto, quanti ne comprenderanno il significato e ne conosceranno l’origine?
Capisco cone questa possa essere considerata un’elucubrazione mentale da persona anziana, ma mi viene spontaneo chiedermi, in un’epoca nella quale un articolo, il cui tempo di lettura supera i cinque minuti, viene considerato troppo lungo, quanti riusciranno ad avvicinarsi alla Recherche e a leggerla (non che io l’abbia fatto, naturalmente).
Eppure il breve episodio della maddalena è uno dei brani più straordinari della letteratura mondiale che ci dice, in poche righe, tanto delle nostre percezioni e del mondo dei nostri sensi.
A chi non è capitato che un sapore, un odore, un suono, abbia riportato alla mente e ai sensi un ricordo passato e sepolto, spesso dolce, magari a prima vista poco significativo?
A me succede molto spesso con la musica (e non potrebbe essere altrimenti) e accade, in particolare, con quei suoni che, per semplificare molto, definirei Indie Pop (soprattutto quando si tratta di chitarre jangle).
E’, così, inevitabilmente, ogni qualvolta una band o un album che si rifanno a questi suoni capitano a tiro del mio udito l’effetto “madeleine” è assicurato. E’ successo proprio in questi giorni con il secondo omonimo lavoro degli Sprinters, band di Manchester capitanata dal cantautore Neil Jarvis.
Jarvis incide musica a proprio nome dal 2012 ma, nel 2015 ha deciso di fare vita a un vero e proprio gruppo e ha fondato gli Sprinters. Dopo un buon debutto è arrivato l’omonimo secondo album con il quale la band mescola alle melodie soleggiate dei Real Estate, il jangle pop dei primi anni novanta di The Feelies, i suoni brillanti dei sixties sulla west coast alle romantiche ugge della Postcard e della Creation.
Anche la produzione scarna ed essenziale richiama le stesse sonorità ed è l’ottima qualità del songwriting a regalare undici canzoni, originali e allo stesso tempo infarcite di favolosi rimandi al passato, che spaziano dall’indiepop alla psychedelia, mantenendo costante l’attenzione e deliziando il nostro apparato uditivo con chitarre carezzevoli e hook dalla presa immediata. Ne sono un perfetto esempio il singolo Figure It Out o la delicata e reverberata Young As Me.
Gli Sprinters e la loro elaborazione del jangle pop sono, per questa volta, la mia maddalena, foriera di ricordi che, perdendosi ogni giorno di più nella nebbia del passato, diventano più dolci e amabili.