Alberta Aureli per TRISTE©
Amore, dolore, coraggio o meraviglia. I Navarasa nella tradizione indiana sono i nove stati dell’animo umano indispensabili alla creazione artistica, raffinati come pietre preziose, sublimati nell’arte, tornano a essere, in un cerchio che si chiude, un’esperienza di vita.
Lo diceva anche Ted Hughes parlando di Sylvia Plath: «la sua poesia sfugge l’analisi ordinaria, come la chiaroveggenza dei medium: i suoi doni psichici, quasi sempre, erano così forti da volersene liberare. Nella sua poesia, in altre parole, aveva accesso libero e controllato a quelle profondità che prima erano riservate solo all’estasi di mistici, sciamani e santoni».
L’artista è uno mistico, e forse più di tutti lo sono i poeti che invece di raccontare indicano, e più che rappresentare, svelano. Alla terza collaborazione James Yorkston (chitarra, voce), Jon Thorne (contrabbasso, voce) e Suhail Yusuf Khan (sarangi, voce), costruiscono sulla Navarasa la loro scrittura e partendo dalle emozioni arrivano al mistero della poesia.
Dal loro primo album, Everything Sacred nel 2016, il lavoro di Yorkston / Thorne / Khan mette insieme oriente e occidente in una sintesi che si rivela universale come l’esperienza umana. Seguendo le intenzioni degli autori Nine Emotions si presenta come un disco sensoriale adatto alla riflessione e alle visioni che possono manifestarsi quando la nostra mente è vuota. A ognuna delle nove emozioni è affidato un pezzo e anche se può sembrare una prova creativa più che un’opera emotiva, le emozioni rimangono il centro.
In equilibrio tra oriente e occidente, tra folk scozzese, jazz e stili indiani classici, la musica del trio si sviluppa su un tappeto sincretico in cui la poesia indiana e le ballate della tradizione inglese si specchiano le une nelle altre per permettere a tutte le sfumature dell’animo umano di vibrare. È così che partendo dai toni cupi e dolorosi di Sukhe Phool (dedicato al dolore, Karuna) arriviamo a The Shearing’s Not for You che ispirandosi alla ballata popolare scozzese affronta il disgusto.
A rappresentare l’amore e la bellezza, Song for Oddur un’ode onirica e dolce cullata dal suono dell’armonica. Siamo esattamente a metà del labirinto spirituale di Nine Emotions dove perdersi e ritrovarsi sembra un’esperienza non solo piacevole ma necessaria.
Twa Brothers evocando le emozioni della paura e del terrore è il racconto gotico di un fratricidio (anche questo ripreso da una ballata tradizionale inglese) amplificato nella cupezza dal ritmo frenetico di Yorkston e mischiato al suono nero dei corvi in lontananza, Two pretty boys were goin’ tae the school/ And one evening coming home/ Says William to John, Can you throw a stone/ Or can you play at a ball, a ball, or can you play at a ball. Darbari, il lungo pezzo strumentale che chiude Navarasa, è un brano di oltre dodici minuti dedicato alla pace e alla tranquillità.
Navarasa ha il pregio, come nella filosofia indiana, di rappresentare un ordine universale in cui l’anima è la base essenziale e imprescindibile di tutte le espressioni dell’uomo. La tentazione, un po’ vacua, che rimane dopo aver ascoltato Nine Emotions è quella di cambiare, come se fossero tasselli colorati, l’ordine delle emozioni, dalla più bella alla più brutta, dalle più frequenti alle più rare. A me viene in mente che la mia preferita di sempre, anche se prima di leggere la Navarasa non l’avrei neanche definita come un’emozione, è la Meraviglia, che contiene la bellezza e l’amore, ma anche la malinconia misteriosa di qualcosa che sta per compiersi ma continua a sfuggirci.
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