Greg Dulli – Random Desire

Emanuele Chiti per TRISTE©

La cosa più strana di questi giorni è questa: abbiamo tutto il tempo del mondo per ascoltare, leggere, vedere quello che vogliamo. Per tanto, troppo tempo che ci cade fra le mani, senza che noi possiamo fare nulla.

Una prova di forza e di resistenza mondiale, locale, personale. Ma questo tempo ci scivola fra le dita senza avere modo forse di focalizzarsi sulla quantità di input “creativi” che il mondo ci offre.

Allora viene a volte più facile, più confortevole, rifugiarsi nei vecchi amici di una vita. Quelli che puoi solo sentire per telefono o in una videochat. O quelli che puoi ascoltare in musica e versi.

Greg Dulli l’ho sempre considerato una sorta di fratello maggiore mai avuto. Per le storie lancinanti di amore stracciato, vissuto e poi di nuovo ucciso che ha da sempre raccontato, con una delicatezza unica e una mascolinità non tossica ma che spesso e volentieri si trova a mostrare il fianco all’”assassino” di turno, che ritorna spesso e volentieri sulla scena del crimine per ripetere una scena già vista decine di volte. Nella vita di Greg, ma nelle vite di molte e molti.

Random Desire è forse il disco più riuscito e sentito di Greg dai tempi delle prime opere dei Twilight Singers. Difficile replicare la potenza di una The Killer o di una Teenage Wristband, ma qui si parte subito fortissimo con Pantomima che mette la quarta sin dalla prima nota di basso. L’uno-due Marry Me/The Tide ondeggia tra la malinconia crepuscolare ed acustica della prima al crescendo epico della seconda (forse il brano che ricorda più le vecchie glorie, forse passate ma mai dimenticate e sempre vive).

Ma il colpo al cuore personalmente è arrivato dal primo ascolto di Scorpio: un pezzo ispirato da Prince da cui prende tutta la sensualità possibile mescolata ad un’intensità tipica del Dulli più ispirato, più attento alle melodie che possono essere solo le sue e di nessun altro, con la sua voce, unica fra milioni.

Random Desire arriva con relativa velocità al finale con la suadente Slow Pan, ma tanto è inutile: le dita corrono velocemente a cliccare play di nuovo per rituffarsi in queste storie di amore e dolore, vittoria e sconfitta, bellezza quella sempre e per sempre.

Abbracciare Greg Dulli qualche anno fa è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Lo farei anche ora, se potessi.

Out of the night we come
And into the night we go
If it starts to hurt you
Then you have to say so

 

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