Francesco Amoroso per TRISTE©
Prima dell’avvento della rete e dei social network (lo so, sto parlando di preistoria) i contatti tra gli artisti e i loro fan (o anche i semplici ascoltatori) erano piuttosto sporadici.
Si poteva seguire un artista per anni, apprezzarne le varie uscite, adorarne l’evoluzione e la poetica eppure non conoscere nulla della sua vita privata.
Era possibile ignorare il nome che si nascondeva dietro un alias conosciutissimo o capitava che intorno a una band si costruissero leggende e narrazioni epiche, solo grazie all’aiuto di un buon PR.
Da qualche tempo a questa parte la situazione è cambiata: gli artisti sono spesso nostri “amici” sui social network, attraverso i quali condividono non solo le proprie creazioni artistiche, ma anche opinioni, idee, riflessioni intime e momenti di vita familiare e quotidiana. Mi chiedo spesso se la perdita di quell’aura di fascino e mistero, che spesso circondava i nostri artisti di riferimento, che questa situazione comporta, sia un male oppure contribuisca, in maniera positiva, a farci focalizzare di più sulla musica in sé, in maniera scevra da ogni fascinazione (spesso) posticcia.
Dare una risposta definitiva a questo interrogativo mi pare impossibile ed è probabile che dipenda molto dalle singole situazione.
Sta di fatto, però, che quando ho scoperto che il mio amico Danny Green, tante volte presente negli studio de L’Attimo Fuggente e autore di quattro magnifici album con il nome di Laish, aveva un nuovo progetto, condiviso con la moglie, appena sposata, Leanna, mi sono inevitabilmente chiesto quanto le sue vicende personali avessero influenzato le sue scelte artistiche e quanto Danny avrebbe sacrificato (o almeno piegato) della propria vena musicale introspettiva e intimista al nuovo assetto e alla sua nuova musa.
Fortunatamente sono bastati i primi brani di “Spirit Glow”, rilasciati con qualche mese di anticipo sull’album, a fugare in me ogni dubbio: ascoltandoli mi è stato immediatamente chiaro come la nuova creatura dei coniugi Green fosse qualcosa di piuttosto diverso dai Laish, ma che si trattasse comunque di un progetto che nasceva dalla sincera ispirazione, dalla passione per la musica e, soprattutto, dall’amore.
Concepito e scritto durante una lunga luna di miele in Sud America e sviluppato e inciso con l’aiuto di due ex Laish (Tom Chad e Matt Canty) e del batterista Jools Owen (un altro amico, anche lui presente negli studi de L’Attimo Fuggente in compagnia della magnifica Kristin McClement), “Spirit Glow” è un lavoro che ha ancora una volta le proprie fondamenta nel folk-pop, ma che lo interpreta e rivitalizza in chiave decisamente psichedelica.
Un concentrato di canzoni ispirate e melodiche, filtrate attraverso un caleidoscopio di suoni e di trovate musicali che risultano vitali e giocose, senza mai perdere un briciolo della profondità e del romanticismo tipici del repertorio musicale “solista” di Green.
Alternando le due voci, facendo seguire brani più riflessivi a melodie pop immediate e “contagiose” – e condendo il tutto con una brezza vagamente seventies (ascoltate l’inebriante ballata “The Moon”) – i Green sciorinano canzoni d’amore dirette e mai banali: “Total Understanding”, “Feeding A Feeling” (“I’m feeding a feeling the darkness hides my open wound.”) o “Don’t Need To Tell You”, (“Don’t need to tell you cause you already know, don’t need to tell you I would never let you go, but I’ll tell you, tell you every day, how much I love you, how much I care.”) – nella quale si rimane ammaliati da un synth delicato e dalla adorabile voce di LG – ne sono esempi perfettamente compiuti.
Ma benché sia la vena melodica di Danny Green a emergere in maniera prepotente (e non dissimile da quanto fatto negli ultimi lavori a firma Laish), “Spirit Glow” brilla anche nelle sue composizioni più articolate, “Brother, I’ll Ask Her” su tutte: un brano articolato, che cresce a poco a poco, con una struttura che, seppur a prima vista possa sembrare caotica, con i suoi richiami al folk dei sixties, al pop dei seventies e a certe ritmiche quasi Kraut, piena come è di flauti e arpeggi di synth, ha una sua profonda coerenza di fondo e suona come un viaggio allucinogeno e catartico, ammaliando a ogni nuovo ascolto.
Se la domanda iniziale è probabilmente destinata a rimanere senza alcuna risposta, quel che è sicuro, dopo l’ascolto di “Spirit Glow”, è il cristallino talento di Danny Green, la sua innata capacità di scrivere melodie destinate a farci compagnia a lungo e l’ottima alchimia sonora che, con la sua compagna di vita e con il suo nuovo progetto, è riuscito nuovamente a creare.
Del resto da un prodotto dell’amore non ci si poteva aspettare nulla di meno (e in bocca al lupo ai freschi sposi per l’imminente nascita di un bebé).
Pingback: Le firme di TRISTE©: Francesco Amoroso racconta il (suo) 2020 | Indie Sunset in Rome