
Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Non è facile tornare a casa dopo tanto tempo.
Non è facile riprendere quello che si era lasciato indietro, perchè le cose nel frattempo sono andate avanti, anche senza di noi. Parenti, amici, luoghi: nella nostra memoria sono cristallizzati in un presente infinito. Ma non è così. E affrontarlo può fare un gran male.
È forse (anche) questo diventare adulti?
Chi è tornato dopo tanto tempo è anche Sean O’Neill. Di lui vi avevamo parlato ben 5 anni fa, raccontandovi del suo primo album, Visions. Quel disco ci aveva emozionato, ci raccontava di viaggi e avventure (la splendida Vienna, una gemma davvero rara) e ci introduceva al folk dell’artista australiano, nei cui componimenti riecheggiano influenze dei Bon Iver, Sigur Ros e Fleet Foxes.
Dopo quel disco Sean è “sparito” dai radar musicali, ma in questo 2020 è tornato palesandosi apertamente: “I’m here” è stato infatti il primo estratto di un self-titled ep uscito alla fine di questo Agosto. Tornato nella nativa Perth (“Move Backwards”), il cantautore con queste 4 canzoni ci ricorda perchè anni fa rimanemmo così colpiti: il calore sprigionato da ogni pezzo (e dalla voce di Sean) è capace di avvolgere l’ascoltatore sin dal primo ascolto.
Se Vienna è in verità un graditissimo ritorno (davvero non si riesce a smettere di ascoltarla), le tre nuove canzoni (a cui possiamo aggiungere la strumentale “Sleep”, uscita ad inizio Ottobre) confermano tutta la bravura di questo artista a cui adesso chiediamo di non lasciarci aspettare altri 5 anni per tornare, ancora una volta, “a casa”.