
Carlotta Corsi per TRISTE©
“We’re all learning to trust our bodies
Making peace with our own distortions
You shouldn’t be afraid to cry in front of me in moments”.
Collapsed in Sunbeams, primo album della ventenne Londinese Arlo Parks (all’anagrafe Anais Oluwatoyin Estelle Marinho), si introduce così, recitato dalla voce calda e roca dell’artista, con queste “s” bellissime su una melodia soave, preparando dunque l’ascoltatore ad entrare nel suo mondo, tenendoti per mano e con gentilezza.
Ho trovato qualcosa di rassicurante in questo disco e, in questo 2021 che ancora ha un vago sapore di 2020, equivale a trovare delle gemme d’oro. È come una serie di quadri che illustrano delle poesie, uno più bello dell’altro e ad ogni figura corrisponde una storia che pare proprio possa raccontare un momento della vita di qualsiasi persona.
Del resto è stata la stessa Parks, in una recente intervista, a spiegare come l’episodio di un litigio di coppia, che l’ha vista come spettatrice in una strada di Londra mentre aspettava il bus, abbia dato origine a “Caroline”: “La maggior parte delle mie canzoni è stata scritta nella mia cameretta, perché è dove ho sempre scritto e dove mi sento sicura, ma a volte sento il bisogno di scrivere che nasce in base a ciò che vedo o sento, come fosse istintivo”.
Questa giovane donna ci porta dentro al suo mondo, quello più intimo, e durante l’ascolto te ne rendi sempre più conto e ti commuove come se stessi ascoltando un’amica, quella che dice sempre le cose giuste e ti tiene la mano quando ti stai perdendo.
Il background di Arlo Parks è chiaro, le sue influenze spaziano dal trip hop/ soul (soprattutto in “For Violet”, “Bluish”) alla ritmica della slam poetry; non a caso uno dei primi nomi che troverete tra le sue principali ascendenze è proprio quello di Allen Ginsberg, uno dei
principali esponenti della beat generation e, a modo suo, credo che anche Arlo Parks stia rappresentando una gran fetta della sua generazione, (l’EP precedente non a caso si chiama “Super Sad Generation”) estremamente brillante ma incredibilmente disillusa.
“Hurt” e “Hope” hanno una bella ritmica nonostante entrambe tocchino temi delicati e difficili da ascoltare, soprattutto se ci si immedesima troppo.
È come se Arlo fosse riuscita a trovare un equilibrio nel dolore. “Too Good” e “Caroline” racchiudono una storia d’amore nelle sua fasi.
La canzone che più mi ha colpito, però, è “Black Dog” e su “It’s so cruel what your mind can do for no reason” non ho saputo trattenere le lacrime.
Parlare e ascoltare la depressione non è mai semplice, ma la prospettiva che viene raccontata in questo brano è qualcosa di unico e completamente appagante.
“Collapsed in Sunbeams” è un album che ti parla, ti è vicino e Arlo Parks ti accompagna nell’ascolto e non ti lascia mai solo.
La strada da percorrere è lunga ancora, ma sono sicura che sarà davvero meravigliosa per lei.
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