Carlotta Corsi per TRISTE©
Avevo davvero voglia di ritornare sono contenta che, dopo tutto il britpop nostalgico ed estivo, sia riuscita finalmente a trovare l’album giusto e il tempo per scrivere del genere che mi ha appassionato da così tanti anni, scoperto mentre studiavo canto: Angels & Queens Part I dei Gabriels mi ha riportata indietro a quello splendido momento -ormai quasi dieci anni fa- in cui scoprivo i tecnicismi dell’R&B e le morbidezza graffiante del neo-soul con gran purezza e genuinità.
Questo trio inglese è composto dal frontman Jacob Lusk, dal compositore Ari Balouzian e da Ryan Hope, il quale ha dato il nome alla band prendendo direttamente ispirazione dalla strada della sua infanzia a Bishopwearmouth, quartiere periferico di Sunderland.
La copertina in bianco e nero (che vede Lusk come protagonista assieme ad una donna) pare simulare il rito di un battesimo e benché sappia perfettamente che questo non è il loro primo lavoro -il loro EP debutto Love and Hate in a different Time è uscito nel giugno 2021 e successivamente, nel Novembre 2021, è arrivato un secondo EP, Bloodline – senza dubbio l’uscita del loro primo album è un battesimo di fuoco. Ma la prova è stata superata in scioltezza.
Uscito solo da pochi giorni, il 30 settembre, Angels & Queens Part I non ha bisogno di troppi ascolti perché se ne percepisca la grandezza: ogni brano è incredibile e di altissimo livello. Le melodie sono delicate, pulite e un po’ rétro, un’anima calda si sprigiona da tutti gli strumenti che, per la maggior parte del tempo, servono da tappeto sonoro per l’incredibile voce di Lusk, la cui bravura traspare nelle modulazioni e dai fiati e nella tenuta di ogni brano, la sua presenza scenica si riesce a percepire anche se non si vede, ma non è assolutamente mai esagerata, nonostante la sua caratura timbrica lo sia.
Non descriverò i brani uno per uno perché sono continenti appartenenti ognuno ad uno stesso mondo e, per avere un quadro d’insieme, bisogna ascoltarli davvero tutti. Tuttavia Angels and Queens, Mama e If You Only Knew aprono l’album su due prospettive differenti cui tutto il resto del lavoro si collega in qualche modo: il primo è un brano leggero e che ti fa venir voglia di schioccare le dita e canticchiare, gli altri due, invece, sono imprescindibili, necessari, centrati. Soprattutto If You Only Knew a me crea un’incredibile voglia di cantare ad occhi chiusi e con le braccia al cielo, (abbiamo cori gospel che amplificano il momento?).
Lo consiglio a tutti i miei amici, persi tra le nebbie dei vent’anni e le nostalgie degli anni 90 e 2000 che tornano con prepotenza: questo album è moderno eppure eterno, universale ed è in grado di sbloccare la sensazione, nuova, per cui, invece che voglia di passato, acquisti la consapevolezza che il presente sia ancora valido e il futuro sarà scintillante.