The Lathums – From Nothing To A Little Bit More

Francesco Giordani per TRISTE©

Dovrei parlarvi del nuovo album dei Lathums ma prima vorrei soffermarmi un attimo su La La Land. No, non mi riferisco alla deliziosa pellicola di Damien Chazelle, che periodicamente rivedo in segreto (ma con immutata commozione), bensì al nuovo -venticinquesimo? dubito che in molti possano dirlo con certezza- album dei Guided by Voices.
Un lavoro ispirato, incredibilmente caldo, irresistibilmente vibrante, generoso di riff e melodie che si accendono nel fuoco stesso della loro combustione. Il garage come dovrebbe sempre suonare, l’indie come dovrebbe sempre incantare, il rock come abbiamo imparato ad amarlo, questo è La La Land: scassato, delirante, poverissimo, quasi straccione, eppure a suo modo nobile, eroico, incurante di tutto.

Sono grato a dischi come La La Land perché mi ricordano cos’è che non smetterà mai di piacermi in questa vita ovvero: ascoltare le canzoni di band che hanno ancora un cuore. Come per l’appunto, facendo un salto di almeno tre generazioni, anche i Lathums.

A due anni dall’esordio How Beautiful Life Can Be, il nuovo From Nothing to a Little Bit More onora nei fatti più che egregiamente il bel titolo assegnatogli. Sebbene l’oggi quartetto di Wigan non partisse esattamente da niente -nei prossimi giorni arriverà il probabilissimo secondo piazzamento consecutivo al vertice delle classifiche britanniche-, gli undici brillanti episodi del disco raccontano di una band sensibilmente cresciuta in qualità, visione e consistenza. I Lathums suonano come i Five Thirty o i La’s nel 1991, come i Supergrass o i Cast nel 1995, come gli Ordinary Boys o gli Zutons nel 2004. Il loro è un britpop nell’accezione più limpida del termine, che cerca e quasi sempre trova il ritornello uncinante, la melodia tenera e assassina, il passo dell’inno popolare.

Direi che il segreto del successo, a tratti quasi mistico, dei Lathums risieda innanzitutto nell’amore per quello che fanno, nella gioia con cui continuano a farlo. Qualcosa che sa trasmettersi a chi li ascolta, che riesce, impresa invero più unica che rara, a mandare in piacevole avaria i circuiti sentimentali di un pubblico di giovanissimi, restando al contempo fresco, pulito, vitale.

Pezzi come Say My Name, Rise and Fall, Facets non potranno forse stupirci come vorremmo ma nondimeno continueranno a ricordarci cos’è che ci rende felici o semplicemente meno tristi: ascoltare le canzoni di band che hanno ancora un cuore.
Per questo spero che molti altri imiteranno l’esempio dei Lathums.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...