
Francesco Amoroso per TRISTE©
Though her legs are aching
She patiently sits at the station
To watch hope roll away like an underground train
Mi è già capitato di raccontare altrove come, nei primi giorni del lockdown (sono passati solo tre anni, eppure è un periodo che sembra far parte della vita di qualcun altro o di un tempo così remoto a cui, ora, si guarda con distacco e, magari, solo un pizzico di nostalgia), avessi trovato rifugio nell’ascolto e nella ricerca compulsiva di novità musicali e di artisti che non ricevevano, nelle riviste e webzine specializzate, particolari attenzioni.
Quella ricerca musicale, dettata dalla necessità di avere qualche stimolo in più in un momento in cui tutto sembrava fermo e monotono, mi portò a fare notevoli scoperte e, da allora, pur con le inevitabili restrizioni dovute al tempo limitato dagli impegni che, con la fine di quel tempo sospeso, sono ritornati pressanti, non ho smesso di guardarmi intorno per scoprire musicisti stimolanti fuori dai soliti -per quanto indipendenti- circuiti.
E’ così che, qualche tempo fa, mi sono imbattuto in una giovane musicista, operante a Leeds, i cui unici brani disponibili, mi hanno subito colpito molto favorevolmente.
Tuttavia, come spesso accade, travolto dall’enorme quantità di nuove uscite e di album che devo necessariamente ascoltare, ho preso dimenticato di aver ascoltato quei due brani di tale Rosie Miles, il cui nome, d’altronde, semplice fino a essere banale, non aiutava certo a farmeli rimanere in mente. Li ho dimenticati almeno fino a quando, qualche giorno fa, in una passeggiata mattutina verso il lavoro, nella piacevole cornice di un parco cittadino ancora fresco e ombreggiato, non ho riascoltato negli auricolari Coins In The Fountain.
La canzone, secondo brano che l’artista inglese ha reso disponibile su Bandcamp, ad un ascolto più attento e assorto mi è sembrata straordinaria, sia dal punto di vista compositivo che interpretativo.
La musica, che parte da poche note di chitarra acustica per poi crescere fino a comprendere chitarra elettrica, tastiere, basso, batteria, archi e controcanto, riesce a creare un’atmosfera emotivamente coinvolgente e fornisce la base per l’incredibile voce di Rosie Miles: una voce di cui è difficile non innamorarsi immediatamente, sempre in bilico tra folk e jazz, fortemente espressiva, che ricorda, senza dubbio, le cantautrici dei primi anni settanta, ma che rimane del tutto personale e peculiare.
Oltre a risentire il brano almeno un paio di volte e a recuperare anche l’altrettanto notevole Pieces Of Sky (“Sky light so bright/ Can’t sleep beneath your glow/ A lonely man walks down the road/ A flower that won’t grow“), la prima cosa che ho fatto, una volta raggiunto il pc, è stato cercare qualche notizia e altro materiale di Rosie Miles.
E la mia ricerca è stata fruttuosa, poiché, proprio a inizio giugno, l’artista di Leeds ha pubblicato Still Life, Ep di sei brani, accompagnato anche da una raccolta di poesie dallo stesso titolo (“Your love could stare down a tsunami/ It could built a whole city with origami/ Your love could empty oceans and loaded guns/ It could light up night-time and outrun the sun“).
Nato proprio nei giorni del lockdown del nel 2020, Still Life, che Miles stessa definisce “a moving study of unmoving parts documenting and lamenting my self-paralysis as a young woman as the world stood still in 2020” è un’opera stringata e affascinante, che si muove tra luce e oscurità, tra pieni e vuoti, tra silenzi, pause e suoni pieni di corpo. E’ una sorta di osservazione della vita che procede imperterrita, nonostante tutto sia fermo.
Nelle sue canzoni Miles riesce, con poche frasi, quasi fossero pennellate leggere e impressionistiche, a dipingere un mondo semplice e quotidiano che, tuttavia, all’improvviso sembra privo di senso, o che, al contrario, costringe a riempire di senso anche i momenti più banali e triviali.
E’ l’inevitabile conseguenza di avere troppo tempo per riflettere. The Curious Case of Dustin Sunbeams, il brano che apre il lavoro, è, in questo senso emblematico: “I haven’t read the news since monday morning/ Who’d want to hear from you/ I walked past a garage with the radio on/ And my worst fears crackled through/ These days my duvet holds me down In her toxic embrace/ And I can’t face the scene outside my window pane/ You see it’s becoming apparent to me/ Like dust in sunbeams/ You’re not as magic as you seem“.
Fa davvero uno strano effetto, a distanza di qualche anno, rivisitare certe emozioni, certi momenti che ognuno di noi ha attraversato, rivivendoli attraverso i vividi dipinti sonori di Miles.
Esplicitamente ispirata a Joni Mitchell e a Laura Marling (artista straordinaria e un po’ sottovalutata dalle nostre parti che, ormai, è divenuta un vero è proprio punto di riferimento per le nuove generazioni di cantautrici) Miles riesce a infondere delle sue composizioni una sfumatura jazz che, in alcuni momenti, come nella lussureggiante Ladybird, prende il sopravvento anche grazie all’uso sapiente di una voce scura, calda ed educatissima. Sono brani come questo a dimostrare il talento compositivo di Rosie Miles che, su una base sonora classicissima, riesce a raccontare in maniera poetica una situazione di forte disagio, vissuta da tante donne durante il lockdown (“Lady try Twice as hard for the same price/ And to gain the right to be something other than another man’s bride/ Her body’s a temple but it’s not her own“)
Still Life si muove tra obnubilamento e improvvisa lucidità, esplora narrazioni familiari con una vulnerabilità straordinaria che riesce a commuovere e a confortare al tempo stesso. I suoni aggiungono calore e profondità alle composizioni di Miles, intrecciando chitarre folk e ritmi ispirati al jazz. Con sei brani che affascinano e inquietano, Rosie Miles riesce a ricostruire, con poetico realismo, quel periodo delle nostre vite sospeso e carico di paure e aspettative, nel quale non avevamo molto di più delle nostre menti per muoverci e viaggiare. Still Life ne è un dipinto certamente impressionistico, ma, al tempo stesso, pieno di particolari minuziosi che mette in mostra un’artista davvero talentuosa, le cui capacità di interprete vanno di pari passo con quelle di autrice.
Da quando l’ho scoperta, me ne sono perdutamente innamorato e la sua voce è diventata imprescindibile in questo inizio d’estate così anomalo e carico di aspettative e preoccupazioni.
Nonostante siano oramai passati oltre tre anni, siamo proprio sicuri che il lockdown sia terminato anche nelle nostre teste?
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