Brigritte Calls Me Baby – The Future is Our Way Out

Bisogna ammetterlo. Non avevamo saputo tenere molto a freno il nostro entusiasmo al primo apparire sulla scena degli americani Brigitte Calls Me Baby, accolti su queste pagine con mano generosa, prodiga di carezze. Del resto è sempre bello, soprattutto di questi tempi uggiosi e imperdonabilmente allentati, reimparare a perdere la testa per una giovane band senza passato, libera dalle catene di anniversari o ricorrenze da celebrare, annunciata da nient’altro che il rimbombo sublime del suo improvviso esplodere e venire al mondo.

Nei mesi intercorsi fra l’EP This House Is Made of Corners e questo debutto The Future is Our Way Out, siamo persino riusciti a scambiare qualche amabile chiacchiera con il crinito leader della band Wes Leavins, che ci ha raccontato (per Rockerilla) della sua infanzia isolata ma allucinata di musica nel Texas più remoto, del suo incontro decisivo con il pluridecorato produttore e mentore Dave Cobb (Brandi Carlile, John Prine, Sturgill Simpson) sul set dell’Elvis di Buzz Luhrmann, del suo amore per i vecchi film in bianco e nero, di come The future is our Way out fosse una frase che da ragazzo amava appuntarsi sulla maglietta a mo’ di  paradossale memento vivi:Molte persone pensano che possa significare qualcosa come che ci sia sempre speranza per il futuro se continuiamo a guardare avanti, considerando il passato ma cercando di creare qualcosa di diverso nel presente e nel futuro. E va bene anche così. Io pensavo più a qualcosa del tipo “Beh, alla fine la sofferenza termina, e questo avverrà in futuro.” Per me è un conforto. È come dire che, non importa quanto le cose vadano male, c’è sempre una via d’uscita.” (da Rockerilla n.527/528).

L’esordio sulla lunga distanza del quintetto non cambia né passo né registro, integrando in scaletta le cinque magnifiche canzoni di This House Is Made of Corners così come i tre singoli promozionali lasciati cadere in ordine crescente di bellezza nelle ultime settimane, ovvero: We Were Never Alive, Pink Palace e Too Easy. La musica dei Brigitte Calls Me Baby continua a rivelarsi pulsante, rabbiosa, romantica, impudicamente cinematografica, una freccia scoccata al centro perfetto di rock’n’roll, new wave e indie-rock, (una parte di Elvis e derivati, una di Cure, Blondie e Psychedelic Furs, più un’ultima di Strokes e Killers), elegantemente retro e ricercata in ogni suo più piccolo stratagemma compositivo, senza per questo scadere nel calligrafismo o nella decorazione pura e semplice.

Gli occhi e la voce palpitante di Leavins planano fra memorie dei ribelli senza causa messi in pellicola da Nicholas Ray e le badlands fiammeggianti di Terence Malick e David Lynch. Il Texano dal cuore selvaggio sgrana i suoi monologhi lirici in punta di ugola, rotolandosi fra i miti della Hollywood Babilonia di Kenneth Anger -se ne intravede infatti una copia nel videoclip di Pink Palace-, fino a sprofondare nella malinconia dolcemente ipnotica di Roy Orbison, Chris Isaak e Morrissey.
E proprio gli Smiths paiono galleggiare come un riflesso sulla superficie di Always Be Fine, Fine Dining o nei versi di I wanna die in the suburbs, perfetto cocktail di malessere suburbano e affilato umorismo che, tanto nella Salford del 1979 quanto nella Port Arthur (Texas) di oggi, continua ad avere il gusto dell’irresistibile veleno che ancora ci tiene in vita, malgrado tutto:

I wanna die in your four car garage

Turn out the lights and sit there in the entourage
Tell them all it’s okay
I’ll make my big escape
But I don’t wanna die I don’t wanna die alone

Se volete sapere come nel 2024 ci si possa ancora emozionare facendo partire una canzone dal vostro stereo, bussate pure alla porta dei Brigitte Calls Me Baby. Vi sarà dato molto più di quanto potrete mai chiedere a questa torbida, colpevole estate.

2 pensieri su “Brigritte Calls Me Baby – The Future is Our Way Out

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