Olof Dreijer e Karin Dreijer Andersson sono tornati.Chi sono? Due svedesi. Fratello e sorella.
Eccovi Shaking the Habitual, eccovi ancora i The Knife.
Nel mondo dell’elettronica i The Knife fanno storia a sè. Non sono semplicemente una macchina da ritmi incalzanti, loop cupi e suoni industrial. I The Knife sono un mondo, un concept in cui entrare fino in fondo.
E mai come in questo ultimo (doppio) album, i due ci trascinano nel loro mondo, fatto di ritmiche accattivanti, “aggressive” e claustrofobiche (A Tooth for An Eye, Full of Fire), momenti medidativi (Raging Lung così come le sfuggenti Crake e Oryx) fino a pezzi da 10 minuti ed oltre (ben 19’02” per Old Dreams Waiting To Be Realized).
Un disco in cui i The Knife si mettono maggiormente a nudo (si tolgono, diciamo, le maschere con cui sempre si sono presentati), prendendo posizione (e suscitanto per questo qualche critica) su molte tematiche, ma soprattutto manifestando la linea “femminista” (non, ovviamente, in senso classico) intrapresa da Silent Shout (2006).
Ma, a parte tutto. Shaking the Habitual è un altro gran disco. Forse più complesso ed intricato del solito. Ma questi sono i The Knife, con i loro giochi di luci (poche) e tenebre (tante).
E tanto fuoco.
