Animal Collective – Painting With

L’unico modo per perdere un vizio è iniziarne uno peggiore. Credo sia una frase di Jack Nicholson (o Wilde o magari Francesco Flachi), una di quelle che ti perseguitano nella vita e che ti ritornano ciclicamente alla mente. Qualcuno potrebbe chiamarle déjà vu, io invece non le chiamo affatto, vengono da sole.

Tutto questo per dire che ho cominciato a collezionare dischi e da quel che mi ricordo non ho perso nessuna cattiva abitudine. Soprattutto: l’entusiasmo sfrenato, la felicità effimera, lo shopping compulsivo.

Tre cose che non vanno d’accordissimo con il mio conto in banca ed il mio conto Discogs.

AnimalCollective_PaintingWithInsomma, in uno di questi momenti viziosi ho comprato Aoxomoxoa dei Grateful Dead, un album psichedelico al punto che la mia ragazza l’altro giorno mi ha obbligato a toglierlo dal giradischi perché le metteva l’ansia. Giuliano (Vieri, ndr), se leggi, non comprarlo mai. Ah-Ah.

Cito i Grateful Dead perché li ho sempre considerati il riferimento più prossimo alle maratone psichedeliche degli Animal Collective. Entrambe le band sembrano essere completamente dissociate dalla realtà ed in stato di trans quando producono musica, ma al tempo stesso non finiscono mai in spirali fini a se stesse, piuttosto guardano nella stessa direzione – verso il futuro – e svelano continuamente nuove dimensioni.

Avreste dovuto vedere il mio sorriso a 40 denti non appena ho ascoltato le prime note di FloriaDada, sono finito sulle spiagge di South Beach, poi dentro le acque dell’oceano e credo di esser finito dalle parti della volpe che dice a Homer Simpson sotto l’effetto del peperoncino del Guatemala: “Ehi Ciao”, e poi scappa.

Ci sono, come al solito 3-4 pezzi che sono più ispirati di altri e non nego che in buona parte serva del tempo per scoprirli. In questo caso le mie scelte ricadono su: Lying in the Grass, Vertical e Golden Gal, oltre alla già citata FloriDada.

Gli AC sono una macchina meravigliosa che oramai va avanti da sola senza sforzi. In questo album portano colore, suoni più leggeri e la loro dose di creatività al servizio della fantasia. Sono come il Jack Nicholson di Qualcosa è Cambiato, e, in questo caso, sono io a subire l’effetto-Helen-Hunt: mi fanno venire voglia di essere un uomo migliore.

Prendo quindi in prestito il titolo originale del film per descrivere questo ultimo lavoro degli AC e farlo in modo chiaro e semplice: As Good As It Gets.
Dèja vu.

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