Andrew Bird – My Finest Work Yet

Alberta Aureli per TRISTE©

La mitologia greca affida a Sisifo il dono della furbizia prima di consegnarlo alle fatiche eterne di una punizione esemplare.

Figlio di Eolo, fondatore di Efira (poi Corinto) prende in sposa Merope, ninfa di straordinaria bellezza, figlia di Pleione (oceanina figlia di Oceano) e di Atlante, uno dei Titani che sostiene il cielo, si sistema, le cose vanno bene.

Sisifo eppure non è felice, si ingegna, interroga Apollo, vuole liberarsi del fratello, che nel frattempo, alla morte del padre Eolo, gli ha usurpato il trono. Segue la profezia di Apollo allora, e genera con Tiro (nipote di Sisifo e figlia del fratello Salmoneo) la prole che ucciderà il nonno, restituendo a lui il trono in Tessaglia, così crede almeno. Piano difficile, e Tiro, scoperta la profezia di Apollo, uccide i suoi stessi figli. Disastro.

Poi Sisifo sfida Zeus addirittura, e scambia una fonte d’acqua (per Corinto finita in siccità) con un’informazione, rivela senza pensarci troppo ad Asopo che è proprio Zeus ad aver rapito Egina, la bellissima ninfa figlia del Dio dei fiumi. Per essere uno a cui è stata affidata la furbizia, insomma.

Zeus si arrabbia, è chiaro, e manda Tanato a catturarlo, ma Sisifo riesce a incatenarlo facendo sparire per un po’ la morte dal mondo. In battaglia nessuno muore più e questo dà nell’occhio. È difficile sottrarsi al volere degli Dei, è chiaro, e anche se Sisifo riesce con i soliti mezzucci a tornare sulla terra evitando la sepoltura, la morte arriverà, naturale e inevitabile. Come è noto, poi, la punizione sarà la fatica eterna e l’inutilità della fatica stessa, condannato a spingere un masso enorme dalle pendici alla cima di un monte per vederlo ricadere dopo aver toccato la vetta. Simbolo di tutte le imprese inutili fino ai nostri giorni. Povero Sisifo.

Let it roll, let it crash down low/ There’s a house down there but I lost it long ago/ Let it roll, let it crash down low/ See my house down there but I lost it long ago.

Lascialo rotolare e lascia che alla fine si distrugga, così il Sisyphus di Andrew Bird, singolo del nuovo My Finest Work Yet. Tutto il meglio è già qui, ed è tempo di rinunciare alle fatiche inutili “non c’entra niente con il destino/ ma c’entra molto con te (coro)”.

Andrew Bird ha registrato questo disco dal vivo senza correggere o aggiungere nulla in post-produzione. Dice di averlo scritto in una settimana e per come riesce a trasformare il suo talento di musicista in una voce filosofica sembra davvero poter muovere tra le dita Il gioco del mondo.

Ma cosa accadrebbe se un giorno ci rifiutassimo di giocare? “What if one day we just refused to play?/With no one to hate, they’d be out of a job” (Archipelago). Senza nessuno da odiare molta gente si ritroverebbe disoccupata. Uscendo fori da una scrittura intimista e malinconica, affidandosi all’urgenza di guardare fuori, Andrew Bird ha centrato in questo lavoro (il suo miglior lavoro!) una dimensione politica, ironica e lucida.

Parlando di Bloodless dice Ci troviamo dentro una guerra fredda. Sento l’eco della Guerra Civile Spagnola quando fascisti e clero ottennero la vittoria perché seppero opporre un fronte unitario a una sinistra ricca di principi ma divisa. È ancora possibile invertire la rotta, ma dobbiamo essere onesti con noi stessi riguardo a quanto accade finché il sangue sparso è ancora relativamente poco”. È così che rivela ancora un po’ della sua sofisticata versione: tutto sta precipitando, i cambiamenti climatici e le guerre, la manipolazione mediatica e la morte (letterale e figurata), è difficile smettere di credersi impotenti, ma è possibile, basta smettere di essere un ingranaggio, anche se un ingranaggio che si oppone, e fare la propria rivoluzione personale con estro e convinzione.

La ribellione di Andrew Bird è incantevole, una nota segue l’altra in modo sorprendente, il fischio solista ci porta indietro e dilata il tempo di violini e mandolini, scorda il piano e libera un’energia nuova. Dovrebbe essere così che si dice no, sorridendo in qualche vagone rotto o al centro di un fienile abbandonato.

Ma c’è la morte dicevamo, “The Earth spins faster, whistles right past you/Whispers death in your ear/ Don’t pretend you can’t hear/ Don’t pretend you can’t (Manifest)” Non fingere di non aver capito, o di non vedere che la terra sta girando più velocemente, il rischio è quello di Sisifo che non capisce che non si può incatenare Tanato (e poi sappiamo che fine fa).

C’è poco tempo ma è un tempo nuovo, la terra gira più veloce, c’è bisogno di dire no, e di continuare a sorridere, come  nell’immagine di copertina con Andrew Bird nel dipinto di David al posto del vero Marat morente, giacobino e rivoluzionario. Non ci sarà un momento migliore.

 

2 pensieri su “Andrew Bird – My Finest Work Yet

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