Francesco Amoroso per TRISTE©
Sempre di corsa. Tento di recuperare quello che mi sono perso, di scoprire quello che sta per arrivare. Mi sembra di avercela fatta, eppure mi ritrovo sempre a inseguire. Ricomincio, esploro, indago, ricerco, guardo avanti. Sono in pari? No. Ero in pari ieri. Oggi sono rimasto di nuovo indietro.
Tiro il fiato. Mi godo la pausa. E così sono ancora una volta costretto a rincorrere.
Posso finalmente assaporare le note, una a una. Una melodia che risuona, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Una voce che mi accarezza e mi tranquillizza. Una goccia che, con grazia, scava piccoli solchi nella mia coscienza finalmente placata.
Ma ecco che comincia di nuovo a sfuggirmi tutto. Mi assale l’ansia che qualcosa di imprescindibile sia riuscita a sfuggire tra le fitte maglie della mia rete auricolare. Accade anche a te? Vero? Eppure bisogna andare avanti. Sempre avanti. No. Non voltiamoci indietro.
Tuttavia, se avessi l’intenzione di approcciare il nuovo anno (e anche la nuova decade) in modo più salubre, potrei (potresti anche tu) rilassarmi, mettermi sul divano (o in poltrona, o sdraiato sul letto) abbassare le palpebre e godermi in pace Il disco di debutto di The Pistachio Kid intitolato “Sweet Remedies” che esce in questi giorni in formato eLp (ne avevamo già parlato qui) per la meravigliosa Violette Records.
The Pistachio Kid è il progetto musicale (o il nom de plume) di Charlie McKeon, un cantautore talentuoso e originale che esce dalla fucina sempre prodiga di talenti che è Liverpool. Un menestrello (per quanto lo trovi un termine abusato) la cui musica si muove soave tra armonie vocali celestiali (Sweet Sweet Remedies), fingerpicking sublime (Vistabella Road, Soreberry Tree, Killing Fields) e melodie trascendenti (Bicycle Thieves!, Park Song). Un artista innamorato della musica, che si concede tempo di esplorare le emozioni, di condividerle, di rimanere a bocca aperta davanti alla bellezza.
La sua offerta musicale è essenziale, nondimeno risulta di una ricchezza melodica sorprendente, come se ciò che gli altri riescono a ottenere con una suite di mezz’ora e un’orchestra, Charlie riuscisse a condensarlo in tre note e sei corde di chitarra.
Le otto brevi canzoni che compongono il lavoro risplendono di un fascino luminoso e riservato, di melodie straordinariamente calde e confortevoli, di armonie di sopraffina eleganza, toccando con grazia il blues e il folk e approcciando il primitivismo e il virtuosismo con attitudine naif.
Chiudo gli occhi, senza serrarli, e, per poco più di venti minuti, sono proiettato in una dimensione dove il trascorrere del tempo non ha più importanza, dove l’evoluzione e il passato non sono altro che un anello, una giostra perenne sulla quale è possibile salire e scendere a piacimento, in qualsiasi istante. Si succedono i gelidi inverni e le estati infinite, l’esuberanza della giovinezza e la consapevolezza della maturità.
Charlie McKeon, con la sua intricata e consolante chitarra, con la sua voce serafica e con le sue canzoni diafane e incantevoli è l’antidoto perfetto alla fretta e alla superficialità che ne consegue.
È la medicina, il “dolce rimedio”, anche se solo per un breve intervallo, contro l’ansia che ci assale e ci divora: se posso ascoltare ancora una volta il suo “Sweet Remedies”, perché dovrei preoccuparmi di altro?
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