Francesco Giordani per TRISTE©
Il songwriter Roberto Ventimiglia, che ricordiamo per il delizioso ep Bees make love to flowers (2018), su queste colonne già brillantemente recensito, approda in questi giorni al vero e proprio debutto sulla lunga distanza discografica.
Quasi a ribattere con fine ironia al titolo Raw, Ventimiglia incastona nella copertina del suo album un bellissimo (auto)ritratto da bambino.
E cosa può esserci in fondo di più grazioso, innocente e delicato della nostra infanzia? Cosa di più nudo e vero?
L’immagine d’altra parte suggerisce cortocircuiti poetici fra piani temporali intrecciati e così poi effettivamente è, se ci si lascia portare dal tempo multiforme del disco: si va, infatti, titoli alla mano, dall’ossimoro solo apparente di Forever and a Day al futuro (assai distopico) di 2081, passando per l’amore furtivo di One-Hour-Love.
Il tempo è la materia “grezza” di cui sono impastate queste nuove canzoni di Ventimiglia. Tutto il disco vive infatti di sottili contrasti e “cambi” di tempo sapientemente alternati, in un laborioso via-vai fra epoche, svolte di stile ed ispirazioni che sempre fanno segno verso un “adesso” vivo, pulsante.
Ventimiglia, oltre a comporre e cantare, suona praticamente tutte le parti strumentali, registrate nel proprio studio domestico con passione d’artigiano d’altri tempi, perennemente alla ricerca di vibrazioni “lo-fi” che siano, prima di tutto, garanzia di una musica-verità il più possibile pura.
Il disco si rivela così il precipitato fedele di ascolti disparati, assimilati e restituiti in una visione comunque personale. Dal prediletto Mark Oliver Everett (di cui si riprende l’accentuato slalom in punta di plettro fra i generi) alle più scoperte passioni per Radiohead (Recollection) ed Elliot Smith (la splendida Foerver and A Day), fino al rintocco sorprendentemente neo-romantic di Raw e One-Hour-Love, in bilico fra Roxy Music e Destroyer, Ventimiglia non dimentica di lasciare aperto più di un passaggio di luce verso quell’indie folk che tanto aveva inciso sul suo lavoro sin qui (si vedano Just This, la bellissima Love Is e l’inaugurale Stepping Stone), controbilanciando la miscela con creazioni più irriverentemente art-rock come 2081 (in odor di Grandaddy), in un riuscito pastiche di echi e venature.
Raw esce per Gusville Dischi, preziosa etichetta attiva fra Latina e provincia e a noi già ben nota anche grazie al bel disco dei Chilly Willies pubblicato lo scorso anno, a ribadire lo stato di grazia musicale delle contrade pontine, che progetti come Black Tail (di ritorno in marzo), Oktopus Provance o MasciaTi, in forme diverse, ben raccontano.