Black Tail – You Can Dream It In Reverse

[2020] Black Tail - You Can Dream It In Reverse (hi-res)

Francesco Giordani per TRISTE©

Presentando il nuovo e terzo disco dei suoi Black Tail, Cristiano Pizzuti, cantante, polistrumentista e autore della band, ha dichiarato che “Chi fa l’indie rock è come se per tutta la vita cercasse di inseguire quel tipo di disco che avrebbe voluto registrare nel momento in cui si è innamorato della musica. Avevamo il desiderio di ricreare quel tipo di suono. Ci piaceva questo concetto per il nuovo disco: affiancarlo emotivamente a una cosa che ci ricordava il momento in cui tutto era iniziato per noi.
Ascoltando You Can Dream It In Reverse non si può che dargli ragione.

Le nuove bellissime canzoni della band pontina trasmettono la gioia di un “inizio” riconquistato, invitano orecchie e anima ad unirsi all’inseguimento di un “sogno all’indietro” che mirabilmente mescola ricordi, paesaggi, rappresentazioni e cortocircuiti immaginari fra prima e dopo, all’ombra larga di un’idea di indie-rock che è più ormai categoria dello spirito, finalmente “indipendente” e libera da generi o marche di stile.

Le nove canzoni hanno imposto al gruppo una gestazione lunga e laboriosa, culminata nell’incisione presso il VDSS Studio di Filippo Strang (abile architetto di suoni già al lavoro sui precedenti due album) ma i risultati di tale processo di naturale “maturazione” parlano chiaro.
Le ripartenze wilcoane mozzafiato di China Blue (Sixteen), sospese fra brume di sogno e memoria (“The corner store alone, blinks in holograms on the windows, while the neon morning comes”), squadernano le prime pagine di un romanzo che va snodandosi, sempre appassionante, sempre ispirato, fra i Galaxie 500 di Sequoia e i Teenage Fanclub di Stars Colliding lambendo nel trittico Apple Trees, Not Ok e Late Summer i suoi momenti più memorabili.

I Black Tail toccano così – a compimento di un trittico principiato in gloria già nel 2015 con Springtime-  il loro picco espressivo, approdo ideale di una ricerca poetica, musicale ed umana che in questi anni non ha lesinato per un attimo le sue energie creative, la sua voglia di esplorare e di esplorarsi.

You Can Dream It In Reverse è un lavoro compatto, ricchissimo, completamente riuscito, un distillato di poesia e dolcezza, che non ha nulla da invidiare agli ultimi album di Real Estate, Disq o Big Thief (per fare tre nomi transitati di recente nel lettore di chi scrive) e che, guadagnasse bollini di “Best New Music” al di là dell’Oceano Atlantico, laddove si decidono spesso i destini delle nostre playlist, non ci sarebbe nulla davvero di cui stupirsi.

Anzi, sia detto con chiarezza, è esattamente quello che ci auguriamo.

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