Francesco Amoroso per TRISTE©
Il comfort food è qualsiasi alimento abbia qualità consolatorie, nostalgiche o sentimentali. Chi, sottoposto a un forte stress emotivo, al caos, al conflitto, non ha, almeno qualche volta, consumato enormi vaschette di gelato, pacchi di patatine fritte, quintali di pizza, tavolette di cioccolato o intere torte con la panna?
A quanto pare (per fortuna ormai ci sono studi scientifici su ogni argomento), per lo più, il comfort food è quello ricco di energia, ipercalorico, pieno di grassi (magari saturi, per non farci mancare nulla) e di zuccheri.
Tuttavia esistono varie categorie di comfort food e queste variano anche con il variare della situazione e del vissuto di colui che mangia: trovo particolarmente interessante (del resto della madeleine di Proust abbiamo già parlato fino alla nausea) quello che scientificamente viene definito “cibo nostalgico”: si tratta di quegli alimenti che hanno una forte correlazione con la sicurezza dell’infanzia e, naturalmente, ognuno di noi ha i propri.
Nel mio caso (tra i tanti) si tratta della semplice pasta con il sugo, delle scaloppine, del pane “cafone” e della pastina in brodo: quando mangio questi cibi mi sento a casa, mi sento sicuro e rilassato, mi sento amato.
E, alla fine di questa lunga stagione invernale, più pesante e caotica del solito, potrebbe essere di grande conforto, anche per pochi minuti, chiudere gli occhi, estraniarsi e cercare sollievo nella semplicità delle cose del passato, che si tratti di cibo, di letture o di musica.
L’album di debutto del giovane John Myrtle, che viene da Birmingham, ma da un po’ di tempo si è stabilito e vive al Londra, si chiama semplicemente Myrtle Soup ed è un condensato di suoni semplici, nostalgici, evocativi e pieni di calore.
I dieci brani che compongono questa zuppa musicale sono gentili e ariosi, malinconici e arguti, rischiarati da un caldo (ma mai torrido) raggio di sole o rinfrescati da una delicata pioggerellina primaverile.
John attinge a piene mani, dal miglior pop degli anni ’60, citando spudoratamente i Kinks e i Beatles, ma anche artisti più recenti come The La’s o i Teenage Fanclub e lo fa con una grazia e una leggerezza disarmante.
Dal titolo che richiama un comfort food per eccellenza (della categoria “cibi nostalgici”, naturalmente), agli amabili arpeggi di chitarra, dalle delicate melodie vocali fino alla batteria spazzolata e ai suoni di gentile psichedelia sparsi qua e là, Myrtle Soup è un’ode, schiva e riservata, a un passato – forse più vagheggiato che reale – fatto di merende in giardino, di pomeriggi infiniti, di notti tenere, di caldi abbracci e cuori spezzati (che non fanno, però, poi troppo male).
“Believe Me I’ve Tried, But I Can’t Get Her Off My Mind” canta John nel brano che apre l’album ed è esattamente la stessa cosa che potremmo dire noi ascoltatori dopo poche note di queste preziosissime caramelline in formato canzone.
Che si tratti di dolcezze kinksiane dal groove spensierato (come il citato brano di apertura Can’t Get Her Off My Mind), di delicate e carezzevoli ballate folk (Here I Go Again) di clamorose composizioni di pop barocco anni sessanta (Ballad Of The Rain, Remember Holly Park), di passaggi barrettiani vagamente surreali (On The Hob, Spider On The Wall, Magpie, Soup’s Up) o di semplicissime e perfettamente riuscite pop song beatlesiane (Just Can’t Seem To Say Goodbye, How Can You Teel If You Love Her?, che sembra una favolosa outtake di A Hard Days’ Night), ognuno di questi brevi brani (solo quello di apertura si protrae per tre minuti) rimane appiccicato nella mente ed è molto probabile che ogni tentativo di liberarcene sia vano.
Del resto perché dovremmo provarci? Myrtle Soup fa proprio l’effetto del comfort food: più lo ascolti e più avresti voglia di ascoltarlo ancora. Il suo candore, la sua accessibilità, la spontaneità e la freschezza che traspaiono da ogni nota, la capacità di catturare le emozioni più semplici e dirette senza giri di parole ne fanno, infatti, un album perfetto per dare sollievo nelle calde e soleggiate giornate estive, così come per dare conforto e calore durante un improvviso temporale.
Myrtle Soup è comfort food per l’anima: un piatto succulento e genuino che ci è stato preparato con amore proprio nel momento in cui ne avevamo più bisogno.
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