Nuovo Testamento – New Earth

Francesco Giordani per TRISTE©

Ogni tanto ripenso a quel capolavoro cinematografico che risponde al titolo di San Junipero, indimenticabile e secondo alcuni (e io sono tra questi) miglior episodio di Black Mirror, finendo col domandarmi se la musica non abbia rappresentato per me, esattamente come l’omonima cittadina per i protagonisti di quella superba puntata, l’illusione di un’eternità sempre sul punto di sgretolarsi nell’angustia di una prigione tutt’altro che illusoria.

Al di là degli innumerevoli riverberi metaforici, questo è infatti San Junipero nel racconto: un non-luogo della mente in cui immaginare di poter vivere lo stesso giorno perfetto all’infinito mentre “fuori”, da qualche parte nel mondo reale (reale?), il corpo invecchia nella sua irreversibile e muta solitudine o peggio.

Non voglio divagare troppo, anche perché qui si parla di musica e non di film, ma vuoi per l’ambientazione ostentatamente ottantesca vuoi per la colonna sonora dell’episodio, ascoltando lo splendido New Earth dei Nuovo Testamento, le immagini di San Junipero mi sono ribalenate nella mente in tutta la loro romantica magnificenza, in un gioco di corrispondenze a tratti sconcertante.

Segnalatimi da un solerte amico che non smetto di ringraziare per l’accorto consiglio, i Nuovo Testamento sono una band di cui sono riuscito invero a scoprire pochissimo. Trio italo-americano con base a Bologna e significativi trascorsi hardcore/goth alle spalle, i Nuovo Testamento esordiscono su Avant! Records con un lavoro assemblato nei mesi della pandemia assieme a Maurizio Baggio (già al lavoro con Soft Moon).
Il risultato sono otto tracce perfette, imperiose, scintillanti, che intrecciano scioltissime movenze italo-disco e virtuosismi darkwave assortiti. Michelle Michelle, Electricity, The Golden Boy descrivono implacabilmente una mirabolante traiettoria sonora che dalle alte quote synth pop di Yazoo, Human League e Depeche Mode si spinge in picchiata sino a lambire l’attualità di Cold Cave, Nation of Language e Drab Majesty.

Il tutto pilotato dalla voce plastica e irresistibilmente seducente di Chelsey Crowley, registrata a Los Angeles con l’aiuto di Riki, già autrice lo scorso anno di un notevole album, su analoghe coordinate, per Dais Records (sì, la stessa etichetta di Choir Boy e Private World, ovvero due delle migliori band del 2020 a parer di chi scrive).

Se anche quella offerta dai Nuovo Testamento fosse un’eternità illusoria, realissimo e soave rimane il piacere che essa riesce a donare ad anima e, soprattutto, orecchie. Senza scomodare ulteriore teologia, ché di carne al fuoco ce n’è già abbastanza, vi invito ad ascoltare per credere.

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Un pensiero su “Nuovo Testamento – New Earth

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